REDAZIONE RIMINI

Nessun legame tra il quadro e l’antiquaria riminese indagata

Nessun collegamento tra l'antiquaria riminese indagata per ricettazione e il quadro menzionato nell'articolo "Traffico di opere d'arte" del Carlino - Romagna. L'immagine pubblicata è un errore, mentre l'inchiesta riguarda un dipinto rubato nel 1978 e recuperato recentemente.

Nessun legame tra il quadro e l’antiquaria riminese indagata

Non c’è nessun collegamento tra la vicenda di una antiquaria riminese di 50 anni, indagata per ricettazione, e il quadro riprodotto nell’immagine pubbicata a pagina 7 dell’articolo uscito nell’edizione del Carlino - Romagna di lunedì 18 marzo dal titolo "Traffico di opere d’arte". La tela in questione è stata al centro in passato di un intervento di recupero condotto dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio culturale di Bari, ma è oggi nella piena disponibilità dei suoi proprietari e non vi è alcun collegamento tra di essa e l’inchiesta riminese che ha portato alla denuncia della 50enne. La pubblicazione di un’immagine d’archivio ritraente l’opera è frutto di un errore. L’iscrizione nel registro degli indagati della donna è stata fatta seguendo le tracce di un ‘Ritratto di fanciulla’ del ‘600 attribuito a Romanelli detto il Raffaellino, sparito da un castello quasi cinquant’anni fa e ricomparso da un antiquario di Milano. Tutto è iniziato esattamente 46 anni fa quando, nella notte tra il 29 e il 30 maggio del 1978, il dipinto olio su tela fu rubato dal castello del marchese Innocenzo Patrizi Montoro di Castel Giuliano a Bracciano (Roma). Sulla provenienza di quel quadro, della dimensione di 53 centimetri, l’anno scorso ha chiesto un accertamento ai carabinieri del Nucleo Tutela beni culturali di Ancona e poi di Roma, un antiquario di Milano che l’aveva appena acquistato a Rimini. Dalle verifiche dei militari è emerso che quel ‘Ritratto di fanciulla’ era stato rubato e dopo accertamenti successivi si è arrivati alla persona che aveva venduto l’opera all’antiquario di Milano. I carabinieri, coordinati dalla Procura di Rimini, hanno quindi perquisito il domicilio dell’antiquaria a Rimini trovando reperti archeologici e un mezzo busto d’avorio di Beatrice di Sardegna e un dipinto raffigurante San Pietro rubato a Firenze.