MARIO GRADARA
Cronaca

Ancona, morti in discoteca. Il buttafuori. "Ho estratto corpi e cadaveri"

Il drammatico racconto del riminese addetto alla sicurezza del locale

Il bodyguard riminese Gianni Ermellini del servizio di sicurezza nella discoteca della strage di Corinaldo

Rimini, 10 dicembre 2018 - All'inferno e ritorno. Gianni Ermellini si occupava l’altra sera della sicurezza alla ‘Lanterna Azzurra’ di Corinaldo (foto e video), il locale dove sono morte sei persone.

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Cosa può raccontare di quella notte?

«Sono arrivato sul posto dove era ammassata la gente – attacca – e ho cominciato a tirarne fuori da quella trappola più che potevo».

Quante persone è riuscito a soccorrere?

«Il numero esatto non lo ricordo, non lo so, io e gli altri addetti alla sicurezza pensavamo solamente a salvare chi era finito sotto».

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Asia Nasoni
Asia Nasoni

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Da quante persone era formato il servizio di sicurezza?

«Eravamo complessivamente undici. Io lavoro per un’agenzia e nella discoteca c’erano altri miei colleghi. Il mio ruolo era di quello che una volta si chiamava il ‘buttafuori’».

Dai video si vede crollare il parapetto e un fiume di persone finire in quella buca, dopo lo spruzzo dello spray urticante. E’ andata così?

«Sì, quei gradini maledetti hanno provocato la tragedia».

In che modo?

«I ragazzi e qualche adulto sono caduti lì, i gradini hanno fatto da tappo e tutti quelli che sono rimasti intrappolati sullo scivolo sono finiti nel fossato laterale».

Chi era bloccato chiedeva aiuto in preda al panico?

«Tutti avevano paura, i ragazzi cadevano e gridavano disperati, non si sapeva cosa fare. Io e i colleghi abbiamo tirato fuori da lì più persone possibile».

Anche Eleonora, la mamma 39enne che aveva accompagnato la figlia undicenne a vedere il concerto di Sfera Ebbasta?

«L’ho soccorsa, l’ho tirata fuori e l’ho portata all’ambulanza. Non ho capito se era viva o morta. Ho pensato, ho sperato che fosse ancora viva. In quei momenti, ripeto, come gli altri soccorritori, cercavo solo di estrarre da quella trappola tutti quelli che potevo».

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Il ricordo pù straziante.

«Una ragazza finita nel fossato, l’ho sollevata morta. Ma ne abbiamo salvati tanti».

Il vostro servizio d’ordine era formato da tutte persone di Rimini?

«No. Alcuni erano di Rimini, altri venivano da Fano e Marotta».

Sa se c’erano riminesi anche tra i ragazzi del pubblico?

«Questo non sono in grado di dirlo».

Gli addetti alla sicurezza sono tenuti a verificare quante persone vengono fatte entrare rispetto alla capienza?

«Io sapevo di una capienza di 1.300 persone. Solo dopo ho scoperto che non era vero. Non rientrava nei nostri compiti questo tipo di verifica».

Ha avuto la percezione che entrassero troppe persone?

«Non so dire quante persone siano entrate, non dovevo contarle io. La gente entrava con il biglietto già venduto. Non potevamo tenerli fuori».