"Il servizio di salvataggio mi costa un centinaio di euro al giorno, e lo pago nel weekend perché nel resto della settimana ci sono io". Alfredo Corazza è il titolare del bagno 100. Lo stabilimento è aperto e lo rimarrà anche in ottobre. Ieri mattina c’erano ombrelloni, lettini, ma soprattutto clienti. "Ho occupato una trentina di ombrelloni ed era mercoledì. Nel fine settimana se il tempo tiene andrà meglio". La maggior parte dei bagnini ha contestato due effetti dell’ordinanza della Capitaneria che costringe gli stabilimenti a dotarsi del servizio di salvamento se vogliono stare aperti. Il primo riguarda l’obbligo di sostenere i costi del servizio e la difficoltà nel reperire marinai di salvataggio dopo il 22 settembre. La seconda è la responsabilità penale nel momento in cui siano i bagnini con il brevetto a effettuare il servizio. "I costi non sono incredibili - ribatte Corazza - basta un centinaio di euro al giorno per un salvataggio. Se poi, come faccio io, è il bagnino a coprire il servizio alcuni giorni l’incidenza è ridotta. Basta affittare cinque ombrelloni e sei in pari. Con una pec al Comune in pochi minuti è tutto fatto".
L’altro elemento è la responsabilità penale nel caso in cui accada qualcosa. "Per quanto ne so, comunque c’è la responsabilità penale del bagnino se si è in spiaggia. Se poi si vuole chiudere basta dirlo. Penso che le condizioni per aprire ci siano". Per Corazza non è sbagliato pensare che se la spiaggia è aperta deve esserci anche il salvataggio. "Se la scuola è aperta ti aspetti di trovare il professore, il servizio deve esserci". Ma il bagnino ne ha anche per Comune e chioschisti. "Il Comune doveva far sedere tutti a un tavolo quando è stata emanata l’ordinanza per cercare una soluzione. Invece non si è mosso nessuno. Inoltre se si parla di concessioni in spiaggia e di salvataggi, allora dovrebbero essere chiamati in causa anche i ristoranti che sull’arenile portano tante persone, e queste possono anche fare il bagno".
a.ol.