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Susanna Merlanti, sorella di Luca, con Filippo Mozone
Rimini, 21 gennaio 2016 - Il merlo nero continua a sussurrare nell’orecchio del bambino. E’ un merlo allegro e piccolino, quello dipinto insieme al ragazzino in un murale, che troneggia sulla parete di via Casti, nella zona del V Peep. Allegro e spensierato, pronto a spiccare il volo, proprio come il vero Merlo, così era soprannominato Luca Merlanti, che una malattia infame si è portato via il 27 maggio scorso, stroncando i suoi sogni e la sua forza d’animo a soli 38 anni.
E il murale, realizzato dall’artista riminese Filippo Mozone, è un omaggio proprio all’amico Merlo, lui che era un punto di riferimento nel quartiere, instancabile e sempre pronto ad aiutare gli altri. Racconta Filippo Mozone: «Avevo conosciuto Luca nel 2009 ed avevamo iniziato a frequentarci con comuni amici. Lui sapeva del mio desiderio di realizzare un immenso dipinto su una parete della nostra città ed era stato proprio Merlo a suggerirmi quella location. Mi ricordo ancora cosa mi disse: ‘Vicino a casa mia c’è lo spazio ideale per te; c’è un muro che è sempre rovinato da brutte scritte. La tua opera potrebbe contribuire a migliorare la zona del V Peep, in più si trova vicino ad una scuola elementare ed i bambini potrebbero ammirarlo tutti i giorni’».
E Merlo si era messo subito all’opera: era stato lui a bussare alle porte dei proprietari di casa di quella parete immensa da affrescare con un mega graffito. «Luca – spiega la sorella maggiore Susanna Merlanti – era una vera forza della natura, aiutava tutti. Aveva saputo di questo bando del Comune per realizzare murales per la città e si era dato da fare per il disbrigo di tutte le partiche burocratiche. Sempre lui era andato a parlare con i residenti della zona per convincerli della validità del progetto. Il tutto combattendo contro una malattia che non dà scampo, il sarcoma di Ewing».
Le parole si fermano in gola a Susanna, troppo il dolore nel ricordare il calvario a cui è stato sottoposto il fratellino: «Non esistono cure: dopo la diagnosi, sette anni fa, è passato attraverso la protesi, poi gli hanno amputato dalla base del collo, la scapola ed il braccio sinistro. Ma la malattia non si è arrestata ed ha continuato a divorarlo. Luca però fino alla fine ha continuato a viaggiare, a vivere. Non si fermava mai. Solo l’ultimo mese si è dovuto arrendere».
Ma parenti e amici non l’hanno dimenticato e quel murale, firmato Filippo Mozone, ne è una prova: «L’ho iniziato ad agosto, Luca era già morto, non ha potuto vederlo – racconta l’artista – nel primo progetto era previsto un ragazzino con una tazzina in mano. All’improvviso ho cambiato ed ho inserito il Merlo. Durante la realizzazione ho sempre pensato al mio amico Merlo, me lo sentivo vicino, ero lì grazie a lui. E’ un’opera che gli avrei comunque dedicato, così ne è diventato parte integrante». E da lassù, dove si trova adesso, Luca detto Merlo, sicuramente sorriderà felice.