
Mazzamauro "Fantozzi è un mito Così lo rendo immortale sul palco"
È il 1975 e il ragionier Ugo Fantozzi, ideato e interpretato da Paolo Villaggio, debutta per la prima volta al cinema. Il successo è immediato e dà il via a una saga lunga oltre vent’anni. Fantozzi è una maschera e si porta dietro un mondo abitato da personaggi grotteschi, tragicomici. Ci sono la moglie Pina, la figlia Mariangela, i colleghi e soprattutto lei: la vamp, la leggendaria signorina Silvani. A incarnare con risata tonante e una chioma di capelli rossi questa donna amata dal ragioniere più famoso d’Italia è Anna Mazzamauro, signora del teatro, in scena stasera alle 21, all’Astra di Bellaria con lo spettacolo Com’è ancora umano lei, caro Fantozzi. Parole e musica per Paolo Villaggio. Un viaggio nel quale la voce narrante è talvolta quella di Anna e talvolta quella della signorina Silvani. Un mix tra comicità e ricordo, musica e canzoni, un divertente tributo a Villaggio, ma non solo, scritto e interpretato dall’attrice al suo fianco in quasi tutti i film sul mitico impiegato.
Un titolo al presente per questo spettacolo.
"Perché Fantozzi è per sempre, basti pensare che è entrato nel dizionario italiano. Rappresenta il piccolo uomo un po’ chapliniano, però più umano, più italiano. È un titolo affettuoso, umano vuole ricordare il suo atteggiamento verso la vita. Fantozzi rappresenta Villaggio e viceversa".
Cosa vedremo in scena?
"Racconto l’incontro con Paolo, il primo film insieme, il mio impatto con il cinema e via via vent’anni della nostra vita professionale a puntate. Parlo della solitudine della Silvani e, ancora, attraverso l’episodio del saggio di danza di Mariangela parlo di Visconti e del suo Bellissima, è un viaggio tra tanti personaggi, accompagnata dal musicista Sasà Calabrese. Leggo anche quattro racconti scritti da Villaggio; nell’ultimo testo lui incontra Fantozzi e in un momento di grande verità vorrebbe liberarsi di quella maschera. Anche io vorrei farlo con la Silvani, ma non ci riesco".
Cosa l’ha spinta a farla rivivere sul palco?
"Quando ho pensato a un nuovo spettacolo ho riflettuto che avevo a disposizione un grande lavoro di vent’anni".
È un modo per dire grazie alla Silvani?
"Si, ma con un fastidio interiore. Grazie a questa signorina alla quale Villaggio ha regalato l’immortalità e che io, riconoscente e in debito, la mantengo mia e la regalo al pubblico".
Lei e Villaggio eravate molto amici?
"Lui era un meraviglioso compagno di strada, generoso. Spesso al regista chiedeva: hai ripreso bene Anna? Altrimenti sono pronto a girare ancora, questa è generosità professionale. Fuori dal set non siamo stati veri amici ed è un rimpianto. Oggi l’ho riscoperto di nuovo, lo capisco di più, anche il suo snobismo e il suo prendere in giro la gente". Come è diventata la Silvani, ricorda il provino?
"È uno dei momenti più divertenti dello spettacolo e non posso svelarlo. Inoltre, il finale riserva una bella sorpresa".
Lina Colasanto