Sono otre 90 gli indagati per la maxi truffa dei bonus per l’edilizia. Una frode di dimensioni colossali quella scoperta dagli uomini della Guardia di finanza attraverso l’operazione ‘Free credit’, che avrebbe permesso di frodare allo Stato oltre 440 milioni di euro. In estate il sostituto procuratore Paolo Gengarelli, che ha coordinato le indagini, aveva chiesto il giudizio immediato per 10 delle persone coinvolte nell’inchiesta. Un’altra, invece, ha già patteggiato e chiuso i conti con la giustizia: si tratta di Andrea Leonetti, commercialista, che all’epoca si era rifugiato a Santo Domingo per evitare il processo.
Ieri è partito il processo per altri 6. Alla sbarra l’imprenditore Nicola Bonfrate, titolare di un ristorante a Cesenatico, considerato una delle mnti del sodalizio; il commercialista Matteo Banin; l’albergatore Giuseppe Felice Guttadoro; Francesco Nappi; Sabbatino Schiavino; Luca Fallarino. Il processo è iniziato con l’esame delle prime questioni procedurali, già fissata la prossima udienza: si svolgerà il 17 gennaio. Tutti gli imputati sono accusati di associazione per delinquere per truffa e, a vario titolo, di truffa aggravata ai danni dello Stato, autoriciclaggio e reimpiego di denaro di provenienza illecita.
La prossima settimana, il 20 dicembre, partirà anche il processo per il commercialista riminese Stefano Francioni, altro imputato eccellente per la maxi truffa dei bonus. I suoi avvocati Mattia Lancini e Andrea Guidi hanno chiesto per lui il rito abbreviato condizionato all’integrazione di nuovi elementi probatori. Nello stesso giorno partirà il processo anche per altri tre, tra loro la moglie di Bonfrate, Imane Mounsiff.
Condotta dal nucleo investigativo della Guardia di finanza diretto dal tenente colonnello Roberto Russo, l’operazione ’Free credit’ ha consentito di smascherare quella definita "una delle più grandi truffe nella storia" dall’allora ministro dell’Economia, Daniele Franco. Come è stato ricostruito dagli inquirenti, il meccanismo messo in piedi dal sodalizio sfruttava le falle nel sistema di cessione dei crediti di imposta legati al sisma bonus e al bonus facciate. I soldi ottenuti con le truffe in alcuni casi erano stati reinvestiti in attività commerciali come ristoranti e negozi, in altri trasferiti su carte ricaricaricabili e conti correnti all’estero (Cipro, Malta, Portogallo), o ancora ’convertiti’ in lingotti d’oro e criptovalute. Sono in corso le notifiche di avviso di conclusione delle indagini per 43 degli indagati.