REDAZIONE RIMINI

Proteste per la maxi antenna, una dottoressa: “I pazienti non possono chiamarmi”

A Trarivi, frazione di Montescudo, l’installazione ha suscitato polemiche. Il Comune ha detto no ed è ricorso al Tar, ma l’Unione Valconca ha dato l’ok

L’antenna nei pressi delle abitazioni. La struttura è considerata una ferita al paesaggio naturale e urbano

L’antenna nei pressi delle abitazioni. La struttura è considerata una ferita al paesaggio naturale e urbano

Rimini, 4 dicembre 2024 – Dal febbraio scorso, a Trarivi, una piccola frazione del Comune di Montescudo-Monte Colombo, è stata installata un’antenna 5G alta 30 metri per la telefonia mobile. La struttura, eretta in un terreno privato, ha sollevato non poche preoccupazioni tra i residenti, alimentando un acceso dibattito sui possibili impatti sulla salute e sul paesaggio. Il caso ha assunto contorni istituzionali, spingendo il Comune di Montescudo a ricorrere al Tar, pur avendo espresso un parere contrario non tanto sull’installazione della tecnologia in sé, quanto sulla sua collocazione, ritenuta inadeguata perché troppo vicina alle abitazioni.

Nonostante il parere negativo del Comune, è stata l’Unione della Valconca a dare il via libera definitivo alla costruzione dell’antenna. Questo ha creato una situazione di conflitto istituzionale e ha sollevato interrogativi sulla procedura di autorizzazione. La mancanza di una posizione unanime tra le autorità locali ha lasciato la cittadinanza confusa e frustrata, accentuando il senso di impotenza di fronte a decisioni percepite come calate dall’alto.

Tra i residenti più colpiti spicca la dottoressa Catia Savini, che vive a soli 10 metri dall’antenna. La sua protesta non riguarda solo i problemi estetici o l’impatto paesaggistico, pur significativi, ma anche le difficoltà pratiche e professionali derivanti dalla presenza della struttura. “Di notte, la luce rossa intermittente dell’antenna rende impossibile dormire tranquillamente. Sembra di essere all’aeroporto”, lamenta la dottoressa. Il disagio, tuttavia, non si limita a questo. Paradossalmente, nonostante la vicinanza all’antenna, il segnale telefonico nella sua abitazione è debole o del tutto assente, creando gravi ostacoli alla sua attività professionale come medico. Questo isolamento digitale ha ricadute concrete: “Rischio il reato di omissione di soccorso perché i miei pazienti, quando sono a casa, non possono chiamarmi per ricevere assistenza o prescrizioni urgenti di farmaci”. Anche operazioni quotidiane, come l’utilizzo dello Spid o dell’home banking, diventano impossibili, costringendola a limitare le sue attività al solo ambulatorio di Taverna, dove il segnale è migliore.

Prima dell’installazione dell’antenna, presso il Teatro Rosaspina di Montescudo, si è tenuto un evento informativo dedicato ai possibili danni alla salute derivanti dall’esposizione alle frequenze 5G. Gli organizzatori hanno sottolineato come l’assenza di studi a lungo termine sulla nuova tecnologia renda necessaria una maggiore prudenza nell’installazione delle antenne, specialmente in aree densamente abitate. Oltre alle problematiche pratiche e sanitarie, l’antenna ha suscitato critiche anche per il suo impatto visivo. Situata in mezzo a un’area residenziale, la struttura è considerata una ferita al paesaggio naturale e urbano di Trarivi. “È un pugno nell’occhio”, affermano in molti, sottolineando come la bellezza della zona sia stata compromessa da una decisione presa senza un’adeguata valutazione delle sue conseguenze estetiche.

La vicenda dell’antenna di Trarivi rappresenta un esempio emblematico delle difficoltà nel bilanciare il progresso tecnologico con la salvaguardia della qualità della vita dei cittadini. Mentre il ricorso al Tar da parte del Comune di Montescudo è un segnale positivo per chi spera in una revisione della collocazione dell’antenna, resta da vedere se e come verranno affrontate le criticità sollevate dai residenti.