Con la loro immensa carica di simpatia, verve e ilarità Massimo Lopez e Tullio Solenghi tornano sul Titano con Dov’eravamo rimasti, scritto a sei mani con Giorgio Cappozzo. Con loro, questa sera alle 21 sul palco del Teatro nuovo di Dogana di San Marino, la Jazz Company diretta dal maestro Gabriele Comeglio. Imperdibile lo show che mirabilmente intreccia divertenti sketch a brani musicali e contributi video, come una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez, l’inedito Renato Zero di Solenghi o il confronto Mattarella/Papa Bergoglio.
Lopez, come nasce questo spettacolo?
"Dov’eravamo rimasti è un po’ figlio del penultimo spettacolo e nipote del precedente. Manteniamo una specie di fil-rouge che raccontiamo con lo stesso stile col nostro marchio di fabbrica. Avremmo potuto proporre una commedia, ma visto il successo di Massimo Lopez & Tullio Solenghi Show, abbiamo scelto di fare qualcosa che gli desse continuità. Anche perché abbiamo percepito quanto il pubblico gradisca questo tipo di spettacolo, quanta spensieratezza e risate riservi. Le persone ci dicono che per due ore le facciamo star bene e questo per noi è assolutamente appagante."
Un’anticipazione?
"Nello spettacolo c’è una linea di racconto legata all’interazione con il pubblico, c’è una lectio magistralis di Sgarbi interpretata da me. Parlo di quadri e Tullio mi risponde in maniera sciagurata. Si passa poi a pezzi musicali e improvvisamente a una favola rivisitata sul problema del politically correct per per poi arrivare a un particolare incontro tra il presidente Mattarella e Papa Bergoglio, un duetto divertente, quindi l’omaggio all’avanspettacolo e la comicità di un tempo con uno sketch famoso, quello del dentista. Tante situazioni che armoniosamente passano da una all’altra."
C’è pure un particolare omaggio.
"Alla nostra Anna Marchesini. Nei nostri spettacoli non lo facciamo mancare mai, perché continuiamo a percepirla, in qualche modo è sul palco con noi, non ci fa sentire un duo, ma un trio, quindi anche in questo caso c’è un omaggio molto delicato rivolto a lei."
Come nascono i vostri sketch?
"Non nascono studiandoli scientificamente, ma istintivamente da alcune situazioni guardandoci negli occhi. Poi si fa una scaletta nella quale man mano si fanno delle piccole aggiunte, che vengono spontanee di sera in sera, pur rispettando la linea stabilita, per cui accade che chi ha visto lo spettacolo l’anno scorso quest’anno veda qualcosa di diverso."
Ha qualcos’altro in cantiere?
"Il godersi la vita il più possibile, com’è accaduto con questo spettacolo. Ci sentiamo grandicelli, a differenza di altri anni non c’è la rincorsa a dover pianificare qualcosa. Anche in tv, si vedrà di volta in volta."
Si avvicina il nuovo anno, ha qualche desiderio?
"Non penso solo al teatro ma a tutta la vita, alla serenità generale delle persone. Viviamo tempi complicati, quindi spero in una serenità maggiore. Vorrei più umanità, non solo nelle guerre, ma anche nella società, perché ci stiamo un po’ irrigidendo, anche per le brutte notizie che ci giungono di continuo su bombardamenti, omicidi e altro, notizie che ci fanno star male. Bisogna un po’ fermarci e umanizzarci per poter sorridere."
Un vecchio feeling la lega a San Marino e alla Riviera?
"Il legame riguarda la prima infanzia. Nel periodo vissuto a Milano con la famiglia si veniva a fare le vacanze a Viserba. Quindi Riccione, Rimini, Cattolica, e tutta la riviera, sono posti che conosco bene, anche perché quando venivo lì si facevano gite pure a San Marino e altrove. Ho tanti ricordi."