REDAZIONE RIMINI

Marito avvelenato con il topicida Si scava nel telefono della moglie

Sotto la lente di ingrandimento le ricerche fatte dalla 46enne moldava con lo smartphone. Ma la donna, per la quale sono stati disposti gli arresti domiciliari, nega ogni accusa.

Marito avvelenato con il topicida  Si scava nel telefono della moglie

Marito avvelenato con il topicida Si scava nel telefono della moglie

Nuovi, possibili risvolti potrebbero racchiusi nella memoria di uno smartphone. Sarà setacciato dai consulenti informatici della Procura il telefonino di Ala Cucu, la 46enne moldava accusata del tentato omicidio del marito attraverso l’iniezione di dosi di topicida nei pasti. Una vicenda sconvolgente, quella portata alla luce dagli investigatori della squadra mobile di Rimini, guidata dal vice questore aggiunto Dario Virgili e coordinata dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli. L’ipotesi che gli inquirenti puntano a verificare è se Cucu abbia compiuto delle ricerche sui veleni, documentandosi su come reperire i principi attivi e sulle modalità di somministrazione. Per questo motivo sarà importante scandagliare la cronologia del telefonino e le pagine web visitate dalla 46enne.

Tutto era cominciato un anno fa, quando il marito della donna - un 54enne albanese, da parecchi anni trapiantato a Rimini dove lavora come professionista - era stato costretto a ricorrere alle cure del pronto soccorso per dei fortissimi dolori all’addome. Qualche giorno dopo gli stessi dolori si erano ripresentati e il 54enne non aveva potuto far altro che tornare nuovamente in ospedale. Era stato ricoverato, ma un mese dopo era stato colpito di nuovo dagli stessi sintomi. Sintomi che per i medici erano compatibili con l’avvelenamento da topicida. Per questo avevano disposto esami approfonditi, effettuati poi dall’istituto di medicina legale dell’università di Padova, che avevano accertato la positività del 54enne ai principi attivi di Bromadiolone e Coumatetralyl, due elementi contenuti nei ratticidi. Difesa dall’avvocato Luca Greco la donna è in carcere, ma a breve andrà ai domiciliari (col braccialetto elettronico) a casa della madre. Durante l’interrogatorio di garanzia, ha respinto ogni accusa. "Ha fatto i nomi di persone che hanno accesso alla casa – ha affermato il suo legale – Ha spiegato che lei e il marito mangiavano sempre insieme, le porzioni le faceva direttamente in tavola e quindi non poteva essere lei ad avvelenare il cibo. Era in Moldavia quando sono arrivati i risultati della perizia: poteva restare là, invece è tornato sapendo cosa rischiava".