Un piccolo quartiere a luci rosse nel cuore di Marina centro. Tutto ruotava attorno al residence Portofino di via Pola. Era lì che, secondo la ricostruzione degli inquirenti, si prostituivano le ragazze: cinesi, brasiliane, filippine, rumene e italiane. Una fabbrica del sesso, andata avanti a pieno regime anche durante il lockdown. Il tutto, dal 2015 ad oggi, sarebbe avvenuto con la compiacenza del gestore del residence, un 90enne riminese, Oliviero Fabbri, e della sua famiglia, composta dall’ex moglie 86enne e dai due figli. Sarebbero stati loro, sostengono gli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani, ad affittare le camere alle ‘lucciole’ facendo pagare delle tariffe gonfiate, in cambio del silenzio di fronte al gran viavai di clienti. Il tutto è stato portato a galla da un’inchiesta condotta dalla polizia locale di Rimini. Nove indagati, quattro misure cautelari, di cui due arresti e due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria, oltre al sequestro dell’immobile che ospita il residence. Questo il bilancio di un’operazione scattata all’alba di ieri. L’indagine durata tre anni si è conclusa con un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Vinicio Cantarini nei confronti del 90enne, gestore del residence per circa vent’anni, e dell’attuale gestore, un campano di 27, Michele Di Micco. Ai ‘Casetti’ il 90enne si è sottoposto alla visita medica: vista l’età e le condizioni di salute, nei suoi confronti sono stati disposti gli arresti domiciliari. Indagata con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria anche l’ex moglie e due figli di 66 e 62 anni (indagati a piede libero e difesi dall’avvocato Luca Brugioni). Obbligo di firma anche alla donna del pulizie del residence. Il reato contestato è quello di sfruttamento, favoreggiamento e tolleranza abituale della prostituzione in concorso. L’indagine della polizia locale si è sviluppata attraverso appostamenti nei pressi del residence nonché grazie alle intercettazioni e alle informazioni rilasciate dalle donne. Fino al 2020, il residence era stato gestito dalla famiglia: il padre si occupava della contrattazione, l’ex moglie della riscossione degli affitti dei 13 appartamenti che potevano fruttare anche fino a 30 mila euro l’anno. Il figlio maggiore prima di cedere l’attività aveva quindi costituito una società che nel 2021 era stata acquistata da un imprenditore campano che a sua volta l’aveva ceduta alla società del figlio 27enne, che risulta arrestato perché ultimo gestore (difeso dall’avvocato Maria Rivieccio).
CronacaMarina a luci rosse. Il residence del sesso. Scattano le manette per il gestore di 90 anni