Rimini, 9 luglio 2023 – Sedici cani rinchiusi in gabbie strette e anguste, privati della possibilità di poter scorrazzare liberamente. Stipati come sardine in spazi ridotti, in condizioni igieniche che i carabinieri del gruppo forestale di Rimini, all’epoca dei fatti, avevano descritto come di estremo degrado. Il blitz era scattato nel luglio del 2021, quando i militari - a seguito di alcune segnalazioni - avevano sequestrato gli animali affidati in custodia ad un riminese di 59 anni. Quest’ultimo, a seguito del decreto di citazione a giudizio emesso dalla Procura di Rimini, si ritrova ora alla sbarra davanti al giudice del tribunale di Rimini e deve rispondere del reato di maltrattamenti sugli animali.
Alla base dell’inchiesta vi è la relazione redatta dagli operatori dei carabinieri del gruppo forestale che quel giorno svolsero il sopralluogo nel luogo in cui si trovavano i box che ospitavano i quattro zampe. Al loro arrivo, i militari si erano ritrovati davanti ad un quadro che li aveva lasciati senza parole e che corrispondeva alle segnalazioni da loro ricevute. I cani, secondo la relazione dei forestali, si trovavano all’interno di gabbie di dimensioni particolarmente ridotte e ritenute non adatte alle loro dimensioni, specialmente nel caso di esemplari di grossa taglia, come levrieri afgani e labrador. Il tutto aggravato anche dalla scarsa aerazione e dal fatto che le gabbie non fossero esposte al sole. Non veniva loro permesso di uscire e - sempre secondo il verbale redatto dai carabinieri del gruppo forestali - erano obbligati a vivere in mezzo alle loro stesse deiezioni. Una situazione che, secondo i militari, nel corso del tempo avrebbe causato inevitabilmente danni sia a livello fisico che a livello psicologico ai poveri animali, descritti come eccessivamente magri e con uno sviluppo muscolare inadeguato. Inoltre, avrebbero mostrato sintomi riconducibili a forme di depressione e una scarsissima attitudine alla socializzazione. Tutti elementi che avevano portato le divise a disporre il sequestro immediato dei box e degli animali ospitati all’interno, affidati alle cure di personale veterinario specializzato. Difeso dall’avvocato Piero Venturi, il 59enne respinge le accuse e la ricostruzione fatta dagli autori del sopralluogo. Afferma che i cani erano custoditi in ambienti consoni e in condizioni dignitose. Alcuni degli animali erano randagi che lui stesso aveva portato via dalla strada, accudendoli, medicandoli e nutrendoli con amore.