MARIO GRADARA
Cronaca

Locali, regole e gestori a Rimini: “Va bene la sicurezza ma non possiamo diventare sceriffi”. Il Viminale: nessun obbligo

Botta e risposta tra associazioni di categoria e il ministero sulle nuove linee guida del Decreto Piantedosi per baristi e ristoratori: “I costi e le responsabilità sono insostenibili”

Le associazioni di categoria criticano le nuove linee guida del Decreto Piantedosi che introducono obblighi per baristi e ristoratori: "I costi e le responsabilità sono insostenibili".

Le associazioni di categoria criticano le nuove linee guida del Decreto Piantedosi che introducono obblighi per baristi e ristoratori: "I costi e le responsabilità sono insostenibili".

Rimini, 28 gennaio 2025 – "Come gestori di locali abbiamo tutto l’interesse a mantere la sicurezza, ma non fateci fare gli sceriffi: non è nostro compito". E’ un coro di ’no’ quello che si alza dalle associazioni di categoria verso il Decreto Piantedosi - che indica ’nuove linee guida per la prevenzione di atti illegali e situazioni di pericolo nei pubblici esercizi’. Il decreto prevede l’introduzione del ’responsabile della sicurezza’ e affida ai gestori l’onere di installare telecamere all’interno di negozi, bar e ristoranti, e di mantenere illuminata l’area. In più, va affisso un ’codice di condotta’ allo scopo di qualificare ’l’avventore modello’.

"Siamo increduli, questo decreto è un fulmine a ciel sereno – attacca Gianni Indino, presidente Confcommercio – che non può essere accettato dagli imprenditori che vengono chiamati ad affiancare i compiti di pubblica sicurezza in capo alle forze dell’ordine. Per i tantissimi bar, ristoranti, pub, locali notturni e stabilimenti balneari sul nostro territorio la preoccupazione è grande. Il rischio è che da un provvedimento su base volontaria si arrivi a responsabilità, costi e sanzioni reali per l’impresa. Sulla sicurezza abbiamo sempre collaborato, ma non accettiamo un provvedimento calato dall’alto". "Il primo aspetto che ci allarma – aggiunge Indino – è il rischio che da un provvedimento su base volontaria si arrivi a responsabilità, costi e sanzioni reali per gli imprenditori del settore, su cui vengono spostate responsabilità di ordine pubblico. La seconda è che su questo provvedimento non sia stata consultata Fipe-Confcommercio, prima associazione di rappresentanza del settore pubblici esercizi".

"Da presidente regionale del Silb – continua – mi ricorda una spada di Damocle che vivono ogni giorno i gestori di discoteche e locali da ballo a causa dell’articolo 100 del TULPS, un provvedimento anacronistico, che il Silb-Fipe (il sindacato dei locali da ballo, ndr) contrasta da tempo perché dà alle imprese la responsabilità di fatti criminosi che avvengono anche fuori dai locali e che per questo subiscono pesanti sanzioni e chiusure".

"Un barista, un ristoratore, un gestore di qualsivoglia pubblico esercizio deve preoccuparsi di fare bene il proprio lavoro, l’ordine e la sicurezza pubblica non sono prerogative di un imprenditore. Anche se da sempre collaboriamo a riguardo. Chiediamo si convochi un talo di lavoro su queste linee guida". "E’ inaccettabile scaricare la responsabilità della sicurezza sugli esercenti – fa eco Mirco Pari, direttore Confesercenti –. Non si può pensare che i gestori di pubblici esercizi si sostituiscano alle forze dell’ordine e vigilino all’esterno dei locali. "Se ’qualificare l’avventore modello’ – osserva l’assessore alla Sicurezza Juri Magrini – cioè chi non porta con sè armi, droga o spray al peperoncino – può far sorridere come terminologia - lascia interdetto la mole di aggravi sugli esercenti. Installazione a loro carico di videosorveglianza, illuminazione e impegni a che i gestori, cito, ’agiscano quali sentinelle’.

E marchino i minori con un timbro (lavabile) come nelle discoteche. Poco conta l’affrettata precisazione del Viminale sull’adesione su base volontaria: di fatto adottando il Codice di condotta e le altre azioni i locali potranno evitare l’automatismo della chiusura e della sospensione della licenza in caso di disordini. Un meccanismo premiale a dir poco discutibile. Ben venga la ’collaborazione operosa’, ma non con oneri ingestibili per i gestori".

La precisazione del Viminale: nessun obbligo

"Le linee guida per prevenire problemi di sicurezza nei locali pubblici forniscono indirizzi per la stipula di accordi in sede territoriale cui è possibile aderire su base volontaria , senza alcun obbligo e senza quindi nuovi costi per gli operatori". Lo sottolineano fonti del Viminale.

"L'adesione a queste linee guida - proseguono le fonti - rappresenta una forma di tutela per chi gestisce un locale e per gli avventori, una cornice di prevenzione di cui le autorità di pubblica sicurezza tengono conto nel caso in cui a seguito di criticità all'interno dei locali si debbano adottare eventuali provvedimenti nei confronti dell'attività. In ogni caso - aggiungono - va sottolineato che dette linee guida sono state emanate dal Viminale per ottemperare a quanto prescritto da precise norme di legge e sono state condivise con le associazioni di categoria e gli enti territoriali. Sono messe a disposizione dei tavoli di confronto territoriale che si riuniscono sul tema con la partecipazione delle istituzioni locali".

L’associazione: bene lavorare insieme

"Accogliamo con grande favore la precisazione del Viminale sulla volontarietà delle linee guida. Il tema della sicurezza è centrale per i nostri esercizi e per i nostri clienti". E' quanto afferma Aldo Mario Cursano, vicepresidente vicario di FIPE-Confcommercio. "Siamo certi che lavorando insieme con il Ministero e alle forze dell'ordine potremo sempre di più favorire una corretta attività di prevenzione. Per questo auspichiamo che quanto prima venga convocato un tavolo di lavoro per chiarire le modalità e gli ambiti, seppur su base volontaria, di queste linee guida sul territorio, evitando che responsabilità non proprie dell'attività di pubblico esercizio ricadano sulle imprese" conclude Cursano.