
L’uomo accusato del delitto nega di aver visto la Bianchi prima di trovare il cadavere "La relazione clandestina con lei era solo un gioco, ora vuole incastrarmi. Una volta mi confidò di temere che il colpevole fosse suo fratello Loris" .
di Lorenzo Muccioli e Francesco Zuppiroli
RIMINI
Era tutto "un gioco". La "relazione con lei (Manuela Bianchi, ndr)", quella relazione clandestina che per la procura di Rimini sarebbe stata il grilletto per innescare l’esplosione della furia omicidiaria di Dassilva contro Pierina Paganelli, secondo lo stesso 35enne senegalese invece non era altro che un gioco. Così l’ha definita l’indagato per il delitto di via del Ciclamino durante l’interrogatorio di lunedì in carcere davanti al gip. Un interrogatorio fissato di gran carriera dopo la richiesta di scarcerazione avanzata dagli avvocati del senegalese a seguito del crollo della cosiddetta ’prova regina’, ossia del filmato della telecamera dove secondo i super periti l’ignoto ripreso non è Louis.
E allora ecco che alla luce delle più recenti dichiarazioni ritrattate dall’ex amante, il giudice Vinicio Cantarini ha voluto vederci chiaro ascoltando lui stesso la versione dei fatti di Dassilva, anche in vista dell’incidente probatorio in cui martedì Manuela sarà chiamata a confermare e cristallizzare la nuova versione. Quella secondo cui Dassilva si trovava lì con lei nel sotterraneo al momento del ritrovamento di Pierina. E che anzi proprio lui l’avrebbe avvertita di un corpo dietro la porta tagliafuoco, dicendole cosa fare dopo.
Ma Dassilva nega. E anzi controbatte. Quella mattina: "Io l’aspettavo perché avevamo una relazione", ma "incontro Manuela per la prima volta quando è venuta a suonare". E ancora: "Quando mi ha bussato ero nudo e praticamente pronto". Ecco perché secondo il senegalese "non è vero per niente quello che ha detto, mi voleva accusare". Rispedisce al mittente insomma la nuova versione emersa dopo oltre 17 mesi di dubbi, con cui l’ex amante dell’indagato "vuole incastrarmi", sostiene ancora Louis. "Era un momento di gioco la relazione con lei (...) Lei ha detto quelle cose per incastrarmi e non so perché ha aspettato finora per dirle. Ha voluto incastrarmi, ma non so per quale motivo".
Non ci sono però solo le accuse di Manuela al centro delle parole di Louis, al quale è stato chiesto anche di ripercorrere i momenti chiave del 3 ottobre ’23, quando Pierina è stata uccisa. "Dopo aver cenato con mia moglie – ha ribadito –, non sono mai uscito dall’appartamento in cui abito. Ho mangiato intorno alle 20 e fino alla mattina dopo non sono mai sceso nel sotterraneo". Louis si è anche soffermato sull’attività e sulle interazioni col proprio telefono quella sera: "Solitamente metto le cuffie e appoggio il cellulare senza guardare, ma ascoltando". E ripercorso le fasi concitate della mattina del ritrovamento: "Ho toccato il corpo di Pierina dopo la telefonata", ha detto al gip. Nel chiarire poi perché secondo lui il rapporto con la Bianchi sarebbe stato una relazione extraconiugale come altre avute prima, Dassilva ha anche sostenuto che le bottiglie di vino lasciate fuori dal garage non fossero un modo segreto per comunicare con Manuela, bensì messe lì "per usarle" a scopo di un "rito".
Infine, l’attenzione di Dassilva è andata su Loris Bianchi, il quale "non era contento che io avessi una relazione con Manuela – sostiene Louis –. È stata lei a crescerlo ma mi ha detto anche che è uno che si arrabbia subito. Dopo il ritrovamento di Pierina, una volta Manuela mi ha detto che aveva paura fosse stato Loris perché lui non era mai stato accolto dalla famiglia di Pierina".