Serata tutta dedicata alle sfumature dell’universo femminile, quella che Rimini si appresta a vivere giovedì. Sul palco del Teatro degli Atti (ore 21), la scrittrice e attrice Lia Celi racconterà le storie di dieci donne riminesi che hanno segnato la storia della città, Le Riminesi, appunto. Una serata impreziosita da cinque artiste musiciste donne, che si esibiranno tra i racconti della Celi: Laura Benvenuti, Darma, Cristina Di Pietro, Sara Jane Ghiotti e Chiara Raggi, in un concerto-spettacolo originale che per la prima volta mette al centro le donne di Rimini, le loro parole, le loro storie e la loro musica, tra passato, presente e futuro.
Lia Celi, che evento sarà?
"Lo spunto è venuto dal libro di Piero Meldini La Riminese, venti ritratti di donne, ma io ho voluto tradurlo al plurale, raccontando dal vivo dieci storie di donne. Sarò in compagnia di donne eccezionali e fortissimamente reali, come sono le musiciste che si alterneranno ai miei racconti".
A differenza del libro, però le persone raccontate nello spettacolo sono tutte reali.
"Sempre ripercorrendo le tracce di Meldini, mi sono accorta che non servivano donne immaginarie perché Rimini ha un patrimonio femminile reale da raccontare. Folia, la fattucchiera narrata dal poeta Orazio, Isotta degli Atti, Francesca da Rimini, simbolo di libertà, il personaggio letterario più raccontato al mondo, Teodora Stivivi, la grande attrice Clementina Cazzola, Elisabetta Renzi, la suora che aiutò le ragazze povere, Olga Bondi che fu uccisa durante gli scontri fascisti del ‘22, Renata Missere, la poetessa morta in motocicletta della quale il cippo, al piazzale della stazione di Rimini, fa memoria. E la strega Vaccarina, bruciata in piazza 3 Martiri. Tutte donne che a Rimini hanno dato tanto, anche in termini di sacrificio".
Qual è il tratto dominante che accumuna?
"Erano donne pratiche, concrete che facevano 40 cose alla volta, geniali, ma anche diffidenti. Se dovessi però accomunarle tutte in un concetto, direi che hanno saputo guardare l’uomo che era dentro di loro, per farsi capire".
Cosa intende?
"Stavano dietro le grate dei conventi, dietro i vetri dei palazzi, non potevano cantare, non potevano dire, sembravano invisibili. Però hanno lasciato il segno. C’è una frase di Fellini che dice: gli uomini non riescono a raccontare le donne perché devono trovare la parte femminile dentro di sé. Ecco, queste donne hanno accettato la loro parte maschile, come il potere, il dominio, l’ambizione. Solo che per i tempi non avevano voce".
Questo evento è dedicato alle donne afgane e iraniane.
"Veniamo da giorni difficili: ci sono posti in cui si proibisce alle donne di istruirsi. Questo mi fa mancare il fiato. Canteremo e parleremo anche per loro, per tutte le donne che stanno combattendo per i propri diritti a quelle alle quali vengono negati. Inoltre, Rimini ha visto in questo terribile anno tre concittadine morte per femminicidio. Il messaggio che porteremo sul palco sarà anche per loro".
Qual è il tratto riminese che prevale in lei?
"Ho difficoltà a staccarmi da Rimini. Credo siano le proporzioni: io sto bene qui perché in lungo in largo e nella giusta altezza mi so muovere bene, riesco a guardare, percorro bene a piedi la mia città senza la quale non vivrei".
Rosalba Corti