
Le tracce degli antenati "Trovate ceramiche di un villaggio preistorico Ma scaveremo ancora"
di Mario Gradara
"Una scoperta, quella dei ritrovamenti nell’area del cantiere della nuova Casa della Comunità di via Ovidio che, se validata dagli esperti, rappresenterebbe un unicum per Rimini, offrendo nuovi preziosi elementi di conoscenza per approfondire la storia di Rimini prima di Ariminum, prima cioè della fondazione nel 268 della colonia romana, la frequentazione dell’uomo nel nostro territorio attraverso tutta l’epoca preistorica e protostorica". Palazzo Garampi commenta il rinvenimento di antichi reperti. Elenca le diverse ’tracce’ rinvenute negli anni sul territorio, così come lo spazio del Museo dedicato all’arco temporale tra paleolitico ed età del ferro. L’amministrazione ricorda la "non casuale" candidatura della città a Capitale italiana della cultura 2026, e auspica, con la valorizzazione dei reperti, che si trovi un equilibrio tra la loro valorizzazione e la realizzazione della Casa della comunità, "investimento strategico e fondamentale per il nostro territorio".
Intanto, sul destino del cantiere è intervenuta anche Annalisa Pozzi, funzionaria archeologa della Soprintendenza. "Al momento siamo in una fase preliminare – spiega –. Abbiamo trovato alcuni segnali tracce di insediamenti risalenti al periodo preistorico, molto precedenti la colonia romana di Rimini. Si tratta di alcuni reperti quali piccoli frammenti di ceramiche, che sono al vaglio degli archeologi. Abbiamo realizzato delle trincee per ulteriori ricerche. Tengo a precisare che non abbiamo bloccato i lavori del cantiere per la nuova Casa di comunità dell’Asl. La normativa dello Stato ci impone verifiche, e noi le abbiamo attivate".
Si ipotizza la possibile presenza di un villaggio con palafitte di età preromana, lo conferma?
"Non posso confermare né smentire, semplicemente è troppo presto. Non so dire se scavando troveremo capanne o altro. Noi vediamo tracce di insediamento umano di età preistorica".
Nel concreto cosa avete sinora osservato?
"C’è uno strato di alluvione, poi uno molto carico. Andiamo sotto per livelli, non stiamo parlando di rinvenimenti superficiali, ma a una certa profondità. Tra l’altro, il cosiddetto ‘piano di campagna’ è sfalsato di circa un metro. Io lunedì ero in cantiere. Gli archeologi hanno iniziato a pulire. Ma non è un muro romano".
Cosa ci potremmo aspettare?
"Elementi vegetali, legni, tracce di fuoco, di focolari, buche di scarico per liberarsi di ossa. O spazi di produzione, come lavorazione di felci. Tutto questo in linea teorica. Per ora siamo a frammenti ceramici molto piccoli. Poi vedremo".
Come funzionano le vostre verifiche?
"Si procede con la parte negativa, quello che non c’è. E con la parte positiva, quello che c’è".
Il luogo dei primi rinvenimenti come l’avete individuato?
"Il punto dove è stata fatta l’apertura non è stato scelto a caso: dove c’era maggiore concentrazione".
È possibile escludere uno stop futuro ai lavori di ampliamento delle strutture sanitarie, peraltro non ancora partiti?
"Si potrebbero stoppare solo se emergesse una seconda Domus del chirurgo, ma non è questo il caso".
Si tratta del più antico ritrovamento nel Riminese?
"No, in età del ferro c’erano rapporti con Verucchio. E rimini diventa colonia non per caso. Aveva potenzialità di insediamento: il rapporto con il mare, il fiume, le colline vicine".