REDAZIONE RIMINI

Le ragazze pagavano fino a 2mila euro al mese per comprarsi una stanza da letto e il silenzio

Un'indagine della polizia locale di Rimini ha scoperto un business lucrativo legato all'affitto di stanze a ragazze straniere per la prostituzione. Tariffe elevate garantivano discrezione ai clienti. Sono state effettuate perquisizioni e individuate persone coinvolte nell'ipotesi di sfruttamento della prostituzione.

Un business particolarmente redditizio, che secondo gli inquirenti nel corso del tempo avrebbe fruttato centinaia di migliaia di euro. Per l’affitto di una stanza nel residence di via Pola, hanno ricostruito gli investigatori della polizia locale di Rimini, le ragazze - quasi tutte straniere, provenienti per lo più dall’Est Europa, ma non mancavano sudamericane e cinesi - dovevano sborsare cifre che potevano andare da un minimo di 300 a un massimo di 400 euro a settimana. In alcuni casi la tariffa poteva lievitare fino a sfiorare i 2mila euro al mese, almeno stando a quanto accertato dagli inquirenti coordinati dal sostituto procuratore Davide Ercolani. In cambio di prezzi così alti, se paragonati a quelli in vigore nelle altre strutture del Riminese, alle ragazze sarebbe stata garantita la possibilità di poter operare indisturbate, ricevendo negli appartamenti i loro clienti, i quali andavano e venivano senza dover esibire documenti o senza che venissero loro rivolte delle domande. Un primo blitz in via Pola era scattato nel dicembre del 2023.

Dopo aver ricevuto diverse segnalazioni da parte dei residenti insospettiti dal continuo andirivieni di clienti, il personale del nucleo di sicurezza urbana della polizia locale riminese era intervenute cinturando l’intera strada. Poi avevano cominciato a passare al setaccio la struttura perlustrando ogni appartamento. Gli agenti avevano perquisito le camere in cui vivevano 12 donne, in prevalenza di nazionalità romena. Ma tra di loro c’erano anche donne albanesi e cinesi. La più grande aveva 54 anni, la più giovane 23. Erano stati sequestrati cellulari, tablet, computer. Le perquisizione si erano quindi spostare nelle abitazioni di tre persone che erano state iscritte nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di sfruttamento della prostituzione.