"Per me la boxe è passione. Quando entro in palestra con la borsa è sempre bellissimo". Ivan Cancellieri è un riccionese doc, con una carica che solo pochi hanno. E’ la stessa carica che dà ai suoi ragazzi e ragazze quando vanno sul ring. Ivan ha un lavoro in una grande azienda e un passato nella boxe che lo ha visto sul ring per 50 incontri nel circuito dilettantistico tra il 1988 e il 1993. Poi ha appeno i guantoni al chiodo, ma la passione è rimasta, ed era tanta. Da quel momento è iniziata la sua carriera all’angolo. Passo dopo passo è diventato allenatore e maestro di primo livello della Polisportiva comunale di Riccione.
L’ultima impresa l’ha firmata a Pompei. Ivan era all’angolo, come sempre. E’ qui che ha portato le ragazze della squadra femminile regionale in occasione del campionato nazionale di Pugilato WBL. Otto formazioni da tutta Italia. Cancellieri ha condotto la squadra Elite 1 formata da Garofalo, Vescovili, Tessari, Demuru e Marcone, alla medaglia d’oro. Poi ha condotto al terzo posto la squadra Elite 2 con Forzano, Bosco, Zauli, Vesna, Marzola. "E’ un’emozione grandissima. La mia è un’esperienza trentennale ripagata da una vittoria davvero esaltante, dove ho riscoperto i valori dello sport. Ringrazio le ragazze che hanno dimostrato una forza eccezionale, superiore ai loro colleghi uomini. Ho avuto l’onore di condividere le loro emozioni e infondere, insieme ai miei colleghi, le giuste dritte per vincere".
Cancellieri non si fermerà qui. Dopo un periodo in cui la boxe è finita a margini della notorietà sportiva, oggi in palestra si riaffacciano tanti giovani. "E’ uno sport che mi piace tanto. Oggi vedo presentarsi in palestra ragazzi di 12 anni, e da 13 cominciano a combattere sul ring. Alcuni sono forti, come Cristian Harpula, origini polacche ma di Riccione. L’ho allenato agli inizi e oggi a 16 anni è diventato campione europeo. Ma tanti altri non hanno queste ambizioni, cercano nella boxe un’occasione per aprirsi".
Ivan li vede arrivare la prima volta in palestra e trasformarsi. "E’ bello vederli mentre si danno da fare. Qui si fa fatica ci si impegna. Si dimentica il cellulare. Un tempo noi ragazzini eravamo più fisici, si correva al parco, ci si muoveva molto. Oggi sono fermi su quello smartphone. In palestra si muovono e alcuni superano anche il bullismo di cui sono stati vittime. Sudare con i guantoni è un modo per aprirsi, per diventare consapevoli di se stessi. Ma una cosa è chiara a tutti, la boxe la si fa sul ring. Chi sgarra è fuori dalla palestra".
Andrea Oliva