REDAZIONE RIMINI

L’autopsia conferma: "Sono morti assiderati"

Indagini in corso sulla tragedia, la Procura ha dato il nullaosta alle esequie. L’esperto: "Luca e Cristian non sono stati imprudenti"

Indagini in corso sulla tragedia, la Procura ha dato il nullaosta alle esequie. L’esperto: "Luca e Cristian non sono stati imprudenti"

Indagini in corso sulla tragedia, la Procura ha dato il nullaosta alle esequie. L’esperto: "Luca e Cristian non sono stati imprudenti"

Ora c’è la conferma ufficiale: Luca Perazzini e Cristian Gualdi, i due alpinisti di Santarcangelo rimasti bloccati nella Valle dell’Inferno sul Gran Sasso, sono morti per assideramento e non per i traumi conseguenti allo scivolamento. Un’ipotesi, quella del decesso causato da ipotermia, già ventilata nelle ore immediatamente successive al ritrovamento dei corpi da parte delle squadre del Soccorso alpino. Lo ha stabilito attraverso la ricognizione cadaverica, svolta ieri mattina, l’anatomopatologo dell’Ausl di Teramo Giuseppe Sciarra. Subito dopo il magistrato della procura di Teramo, Laura Colica, ha concesso il nullaosta per la riconsegna delle salme ai familiari.

Secondo le testimonianze dei soccorritori, Perazzini aveva perso un guanto e uno scarpone scivolando nel vallone per quasi un centinaio di metri. Gualdi è stato ritrovato completamente vestito, con sé aveva ancora la sacca con dentro il cellulare, lo stesso utilizzato per inviare via WhatsApp le coordinate al Soccorso alpino il 22 dicembre. Per quel giorno era stata diramata un’allerta meteo, prevista inizialmente intorno alle 16.30-17. Durante la mattinata su quasi tutte le montagne dell’Abruzzo c’era stata una buona frequentazione. I due alpinisti avevano pianificato la salita al Corno Grande percorrendo la Direttissima, un itinerario molto battuto dagli escursionisti anche in inverno. Il meteo è però andato incontro a un brusco peggioramento e la perturbazione li ha sorpresi durante la discesa. I santarcangiolesi erano ben equipaggiati, ma forse il vestiario e le attrezzature non erano ottimali per una bufera come quella che li ha travolti. "Parlare di imprudenza delle vittime non ha senso", ha spiegato Giampiero Di Federico, guida alpina e grande conoscitore del Gran Sasso. "Il tempo è cambiato all’improvviso, anche altri alpinisti sono stati sorpresi dalla bufera".

"Fate presto, siamo vestiti male": questo l’ultimo disperato appello che Gualdi avrebbe lanciato al vicecapo stazione del Soccorso alpino, Marco Iovenitti. La macchina dei soccorsi si è mossa in maniera efficiente, impeccabile. Ma la furia della montagna, con raffiche di vento a 180 km orari, unite agli accumuli di neve e al rischio di valanghe, ha rallentato le ricerche. L’equipaggio dell’elicottero EliAbruzzo ha individuato per primo il corpo senza vita di Gualdi. "Siamo lontani, ma riusciamo a parlarci tra noi", aveva detto al telefono al soccorritori. Perazzini si trovava in realtà a meno di cinque metri di distanza. La visibilità ridotta a zero, escoriazioni e ferite rimediate nella caduta hanno impedito loro di allontanarsi da quella valle maledetta.

Lorenzo Muccioli