
‘Il ladro del tombino’ è stato incastrato per un altro colpo. A inchiodarlo, il Dna estratto dalle tracce di sangue lasciato sulla vetrata di una parafarmacia D’Annunzio di Riccione, la notte di San Silvestro del 2019. Inaugurando così il primo di una lunga lista di furti che avrebbe messo a segno a soli 18 anni.
E per agire la prima volta, Antonio Colavito, nato a Tricarico (Matera) ma residente a Rimini, aveva scelto proprio l’ultimo dell’anno. Tra petardi e festeggiamenti, nessuno si era accorto che lui aveva divelto un tombino dalla strada, e l’aveva scaraventato contro la vetrata della parafarmacia, impossessandosi del registratore di cassa. Dentro c’erano poche centinaia di euro, se l’era infilate in tasca ed era scomparso tra la folla. Ma qualcosa si era lasciato dietro: il suo sangue e anche qualche impronta. Solo ora, avevendo comparato il Dna con il suo, gli investigatori della Compagnia di Riccione sono riusciti a contestargli anche questo furto, in realtà, appunto, il primo commesso.
Perchè visto che gli era andata di lusso, il ragazzo aveva deciso di continuare la sua carriera di ladro. Non solo, ma da quel momento in poi la sua ‘firma’ sarebbe stata quella del tombino. Una carriera decisamente lunga, visto che al momento dell’arresto, avvenuto nel gennaio del 2020, gli hanno contestato la bellezza di almeno una quindicina di furti, tra farmacie e negozi. Ma convinto di essere ormai inafferrabile, aveva finito per spingersi un po’ troppo in là. La notte del 20 gennaio, dopo avere colpito in una farmacia di via Coletti, aveva tentato il colpo in una ferramenta di via Della Fierra (la maggior parte dei furti li ha messi a segno a Rimini). Ma quella notte la fortuna non l’aveva assistito: una guardia giurata l’aveva visto mentre stava sferrando colpi alla vetrata e aveva lanciato l’allarme. Avevano capito che si trattava del ‘ladro del tombino’ e si era subito scatenata un’autentica caccia all’uomo in tutta la zona. Sapevano che si era ferito, e la Polizia aveva ‘seguito’ le tracce di sangue. Quando gli agenti avevano incrociato poco dopo un ragazzo con una vistosa ferita alla mano, avevano capito di avere messo le mani sull’ormai celebre ‘ladro del tombino’. Un ragazzo con la faccia da bambino e l’aria impaurita che aveva soltanto 18 anni. Lui non aveva fatto alcuna resistenza, e quando era stato interrogato era stato un fiume in piena. A negare non ci aveva nemmeno provato, raccontando per filo e per segno tutto quello che aveva combinato.