di Francesco Zuppiroli
VERUCCHIO (Rimini)
Lo sguardo è serio. Gli occhi azzurri della premier Giorgia Meloni non tentennano quando per la platea presente alla conferenza stampa di inizio anno la presidente riavvolge il nastro sul Capodanno di sangue e terrore a Villa Verucchio, nel Riminese. Sulle quattro persone accoltellate dal 23enne Muhammad Sitta, prima che l’egiziano venisse ucciso a colpi di pistola dal comandante della stazione locale dei carabinieri. "C’è un signore (Sitta, ndr) che accoltella quattro innocenti e poi si avventa su un carabiniere. La prontezza del maresciallo Luciano Masini fa sì che salvi la vita sua e dei colleghi ed eviti altri accoltellamenti. Poi il carabiniere viene indagato (per eccesso colposo di legittima difesa, ndr)". La premier sintetizza così le fasi dell’episodio e poi prende posizione: "Ho chiesto all’Arma di sostenere le spese legali per la difesa di Masini e intendo chiedere al generale Luongo di conferirgli un riconoscimento per il suo valore: lui ha fatto il suo lavoro".
"Ha salvato vite", ricorda sempre Meloni, con parole al miele per il luogotenente dell’Arma, originario del Modenese. E ancora: "Dobbiamo porci il problema che le forze dell’ordine temono per avere fatto il proprio lavoro ed entrano in un calvario. Un approfondimento va fatto, per mettere fine a un fenomeno che abbiamo visto varie volte". Pochi minuti dopo la conferenza stampa, il maresciallo ha voluto ringraziare la presidente del Consiglio con parole traboccanti di riconoscimento. "Sono rimasto piacevolmente sorpreso nel sentire la premier spendere due parole sulla vicenda – ha spiegato attraverso il proprio avvocato, Tommaso Borghesi –. Il fatto che abbia manifestato in prima persona la sua vicinanza, mi rende molto felice". Uno stato d’animo grato, che per Masini si estende anche a tutta la comunità di Villa Verucchio, che dopo i terribili accoltellamenti di Capodanno e l’uccisione dell’aggressore con cinque colpi sparati con la pistola d’ordinanza, non ha mai mancato di offrire sostegno al carabiniere. La colletta avviata dai cittadini della frazione in provincia di Rimini ha ora sfiorato i 50mila euro e sabato si chiuderà con la consegna di una parte (15mila) ai feriti: alle quattro vittime di Muhammad Sitta, con 5mila euro a testa. Il resto verrà donato al carabiniere per sostenere le spese legali. Anche se i recenti sviluppi, e le stesse parole della Meloni, lasciano pensare che il denaro non occorrerà al carabiniere che, allora, donerà i soldi in beneficenza. Secondo le prime indiscrezioni, il militare vorrebbe dirottare le risorse per finanziare l’installazione di nuove telecamere a Verucchio.
A schierarsi infine dalla parte di Masini è stata anche Simona Magnani, sindaca di Polinago, il paese in provincia di Modena dove il luogotenente è cresciuto. "Il dovere di chi governa è quello di creare tutela e salvaguardia dell’Arma e di chi proteggere l’incolumità pubblica. Il dovere dello Stato è quello di tutelarlo, di sostenere le spese legali – ha commentato sulla scia di quanto proposto da Giorgia Meloni –. Anche la Lega si è espressa in tal senso e credo che la vicinanza al luogotenente sia unanime". "Credo anche che – continua la sindaca – qualsiasi persona si sia espressa in tal senso. Mi auguro ora che chi sarà chiamato a valutare dell’operato del carabiniere e di come si sono svolti i fatti tenga conto del senso popolare".
Valutazioni che spettano a chi indaga sul Capodanno di sangue a Villa Verucchio, con i carabinieri del nucleo investigativo di Rimini impegnati non solo a scavare nel passato dell’accoltellatore, Muhammad Sitta, ma anche a determinare scientificamente a quale distanza il comandante Masini abbia sparato i cinque colpi fatali contro Sitta, colpito tra corpo e capo. Per questo è in corso un raffronto tra perizie. Tra l’autopsia sul cadavere del 23enne egiziano ucciso e i primi risultati della perizia balistica sull’arma del carabiniere. Al vaglio della procura di Rimini ci sono anche numerosi video, tra telecamere di videosorveglianza della zona in cui è stato ucciso Sitta e riprese amatoriali dei molti passanti. Riprese che immortalano alcune sequenze delle aggressioni e la parte iniziale dell’ingaggio tra il militare e il 23enne egiziano, senza però inquadrare l’esplosione dei proiettili fatali. Quando da un lato il luogotenente Luciano Masini gridava: "Fermati, ti prego. Fermati, basta, vuoi proprio morire?", e dall’altro Sitta, brandendo il coltello da cucina con lama lunga 22 centimetri, continuava a ripetere in lingua araba la litania che l’arabista interpellato da chi indaga ha tradotto in: "Allah proteggimi tu. Oh Allah aiutami. Aiutami tu". Frasi tuttavia non ascrivibili a un fervore religioso tendente al terrorismo. Anzi, al momento la pista più accreditata è che Sitta abbia agito poiché in uno stato psicologico precario. Ieri intanto la salma del giovane è stata trasferita da Rimini a Malpensa, da dove oggi partirà il volo che riporterà il corpo di Muhammad in Egitto dai suoi cari.