Lo sport dovrebbe essere una celebrazione di passione, competizione sana e unione, non un’arena per sfogare rabbia e violenza. Gli episodi che stanno infiammando il panorama sportivo riminese, dalla Terza Categoria di calcio al professionismo, fino al basket, rappresentano un colpo al cuore per chiunque ami lo sport. La Romagna, terra di sorrisi, ospitalità e calore umano, non può e non deve essere associata a risse, fumogeni e spedizioni punitive. La rivalità tra tifoserie è parte del gioco, ma quando supera i limiti e si trasforma in un teatro di scontri organizzati, tradisce l’essenza stessa dello sport.
Gli episodi di violenza che abbiamo visto negli ultimi mesi, come il raid di Gatteo Mare e il devastante attacco al circolo di Bellaria, sono segnali preoccupanti di una deriva che non possiamo ignorare. Questa escalation non danneggia solo l’immagine dello sport, ma mina la sicurezza e la serenità di famiglie e giovani che vedono nel campo o nel parquet un luogo di svago e socialità. La questura di Rimini ha il dovere di agire con decisione per prevenire e contenere questi fenomeni. Intensificare i controlli, monitorare le partite a rischio, dialogare con le tifoserie: sono misure necessarie per tutelare l’ordine pubblico e garantire che gli stadi e i palazzetti rimangano luoghi sicuri per tutti. Al tempo stesso, è giusto riconoscere che gli sforzi delle forze dell’ordine non possono limitarsi a reprimere; è fondamentale investire anche nella prevenzione, collaborando con società sportive, scuole e associazioni locali per promuovere una cultura del rispetto e della non violenza.
La risposta non può essere solo quella dei divieti di trasferta, che rischiano di alimentare ulteriore frustrazione tra i tifosi. È necessario trovare un equilibrio tra fermezza e dialogo, tra sicurezza e diritto al tifo. La protesta pacifica dei supporter riminesi al Flaminio, con striscioni contro i divieti e la censura, dimostra che c’è spazio per confrontarsi, per costruire un rapporto più sano tra tifoserie e istituzioni. Allo stesso tempo, episodi come i cori ingiuriosi contro i giornalisti vanno condannati senza esitazione, perché possono minare la credibilità delle stesse rivendicazioni.
Carlo Cavriani