REDAZIONE RIMINI

Siccità, trema la Riviera. "Ma per ora niente razionamenti e autobotti"

Si teme una stagione come quella del 2007. Il presidente di Romagna Acque: "Salvati dalla diga di Ridracoli e dal Marecchia"

Siccità, agricoltura in ginocchio

Non siamo (ancora) nella situazione dei comuni bagnati dal fiume Po. Per ora nella Riviera c’è abbastanza acqua potabile per soddisfare riminesi e turisti, ed evitare le misure di razionamento che stanno per essere adottate in alcuni comuni del Piemonte e della Lombardia. "Fortunatamente – conferma il presidente della Provincia, Riziero Santi – il nostro territorio non si trova in quelle condizioni. Grazie alla diga di Ridracoli e alle falde dei nostri fiumi non siamo ancora in emergenza. Ma la situazione viene costantemente monitorata".

Per forza. Molti se la ricordano ancora bene la rovente estate del 2007, quando in alcune località del Riminese l’acqua arrivava con le autobotti e ai turisti veniva lanciato un accorato appello a non sprecare l’acqua. La diga di Ridracoli era arrivata ai minimi storici, e le falde non potevano, da sole, coprire il fabbisogno idrico. "Oggi la situazione è diversa – conferma Tonino Bernabè, il presidente di Romagna acqua – A Ridracoli abbiamo attualmente circa 28,8 milioni di metri metri cubi d’acqua". Che sono quasi 7 milioni in più rispetto alla quantità d’acqua che era presente a Ridracoli nello stesso periodo del 2002 e del 2007, due tra gli anni più siccitosi del Dopoguerra. E’ vero: la diga di Ridracoli quest’anno non ha mai tracimato, a causa della scarsità di piogge, "ma con le precipitazioni di febbraio e aprile – continua Bernabè – siamo riusciti a ricaricarla abbastanza. E garantirà 54 dei 110 milioni che servono alla Romagna". Per Rimini il fabbisogno di acqua è stimato, in media, in 35 milioni di metri cubi, e di questi "quasi 16 milioni provengono da Ridracoli". Il resto del fabbisogno idrico "è coperto dalle acque delle falde dei fiumi: il Marecchia soprattutto (oltre 15,5 milioni), ma anche il Conca (2,5 milioni)".

Il livello delle falde non è ancora da profondo rosso, anche se ci sarà per forza una stretta sui prelievi per l’uso agricolo. "Ma Rimini e il resto della Romagna possono affrontare l’estate – assicura Bernabè – con una certa serenità. La diversificazione delle fonti, le riserve di Ridracoli e il potabilizzatore a Fosso Ghiaia (nel Ravennate) ci spingono a dire che non ci dovrebbero essere forti disagi per l’estate. I problemi inizieranno in autunno se le piogge continueranno a essere scarse". E "visto che il clima siccitoso rischia di diventare una costante, dobbiamo trovare le soluzioni per potenziare le riserve idriche".

Il fabbisogno annuale della Romagna è, come detto, di circa 110 milioni di metri cubi: "Ne servono almeno 15 o 20 in più, per stare tranquilli". Uno dei temi è la costruzione di una seconda diga a Ridracoli, e poi c’è il potenziamento dei pozzi e dei laghi di accumulo, "sempre facendo attenzione ai rischi di subsidenza e cuneo salino". E poi c’è il tema del prolungamento del Cer, il Canale emiliano-romagnolo, che oggi arriva fino a Bellaria. "Dobbiamo trovare soluzioni – conclude Bernabè – soprattutto per la zona sud del Riminese, che è la più a rischio".

Ne è convinta anche Anna Montini, assessore all’ambiente di Rimini. "Considerando la drammatica situazione a livello nazionale – premette la Montini – è evidente come la scelta di realizzare la diga di Ridracoli sia stata il nostro salvagente: permette ai territori come Rimini e la Romagna, ad altissima vocazione turistica, di non essere appesi a autobotti e razionamento idrico". Detto questo, "dobbiamo proseguire con il piano per potenziare le risorse idriche, e affrontare così nei prossimi decenni il problema della siccità, causato dai cambiamenti climatici".