La partita più bella. Batte la malattia e dedica il gol all’amico in ospedale

Carlo Della Gatta ha 13 anni e per mesi ha combattuto per la vita. Domenica è tornato a giocare una partita con il Riccione 1926. Dopo avere segnato ha mostrato la maglietta con il nome Lian.

La partita più bella. Batte la malattia e dedica il gol all’amico in ospedale

Il ritorno in campo di Carlo Della Gatta con i compagni di squadra a fine maggio

Calcio d’angolo, la palla che vola verso l’area, un rimpallo ed eccola lì, davanti al piede sinistro. Carlo non ci ha pensato su due volte, botta verso la porta e la palla si insacca sotto la traversa dove il portiere non può arrivare. E’ così che una domenica pomeriggio di fine settembre si è trasformata un un momento indimenticabile. Carlo, 13 anni, aspettava questa emozione da nove mesi, fin da quando un giorno di gennaio a casa propria ha cominciato ad accusare dolori fortissimi. Carlo Della Gatta non è di quei bambini che si lamentano, racconta il padre Fausto. Tiene duro, va avanti, ma quel dolore nascondeva un avversario difficilissimo. Quando i medici sono intervenuti hanno trovato linfomi di terzo e quarto grado in stato avanzato, per quel ragazzino di appena 12 anni che giocava a pallone, è cambiato tutto. Per mesi la vita è rimasta confinata in una stanza d’ospedale. I giorni cominciavano ad assomigliarsi gli uni con gli altri. Una lotta costante affrontata senza un lamento, anche quando si usciva dalle sale dopo un intervento. Intanto i compagni di squadra continuavano a cercalo. Carlo non era agli allenamenti, ma in quella stanza d’ospedale i compagni c’erano sempre con videochiamate, messaggi, telefonate. E c’era anche il suo idolo, Domenico Berardi che lo ha videochiamato senza preavviso, una bella sorpresa. Con la primavera, a fine maggio è arrivato il primo sole, e che sole. Il tumore era regredito e Carlo era tornato a calcare il campo per salutare i compagni. Gran giornata, ma se chiedete cosa ha provato vi dirà che bisogna guardare avanti. Carlo lo ha fatto. Domenica è entrato in campo e voleva segnare, ma non solo per se stesso. Sull’erba è arrivato con una sorpresa. Quando ha segnato è corso verso la tribuna, come fanno i campioni, sollevando la maglietta per far vedere un’altra maglietta che aveva indossato senza dir nulla a nessuno. C’era scritto ‘Forza Lian’. "Era in stanza con me in ospedale - racconta -, ha solo quattro anni, non è giusto che sia lì in una stanza, dovrebbe anzi essere qui a correre sul campo. Non avevo detto a nessuno della maglietta. Se ne sono accorti solo alcuni compagni perché nello spogliatoio ho dovuto cambiarmi e l’hanno vista". Nei mesi trascorsi in ospedale, tra un trattamento e l’altro, confida il padre Fausto, a Carlo venivano dati dei giocattoli. Ma non appena rientrava in stanza, invece che giocarci li dava a Lian. Domenica, in campo, questo ragazzino di 13 anni compiuti in agosto ha voluto portate Lian con sé, scritto vicino al cuore. Poi è arrivato il fischio d’inizio. "Io volevo fare gol a tutti i costi, ma gli altri erano forti". Carlo è entrato in campo quando la sua squadra, la Riccione 1926 under 14, era sotto 3 gola 1. In quel momento è iniziata la rimonta che ha portato la squadra riccionese a pareggiare. Poi la corsa verso la tribuna e le lacrime. "Si dai, ero commesso, non facevo gol da tanto tempo. Sono passati nove mesi". Lacrime che hanno contagiato anche i genitori che erano in tribuna, senza pensare a quale squadra appartenessero. Per la cronaca la partita è finita 4 a 3 per la Promosport, ma questo vale per il tabellino. La partita, quella vera, è vinta.

Andrea Oliva