La partita delle concessioni "Possiamo evitare le aste, trattiamo subito con l’Europa"

Si è riunito a Palazzo Chigi il tavolo che raggrupa i bagnini e i tecnici del ministero. Le stime sulla mappatura alimentano le speranze degli operatori, ma i tempi sono stretti.

La partita delle concessioni  "Possiamo evitare le aste,  trattiamo subito con l’Europa"

La partita delle concessioni "Possiamo evitare le aste, trattiamo subito con l’Europa"

I bagnini tornano da Roma con due certezze. La prima: nelle intenzioni del governo e alla luce dei dati emersi sulla mappatura delle concessioni demaniali, le aste possono essere evitate. La seconda: i tempi per agire sono sempre più stretti e in Europa una trattativa deve ancora iniziare. Martedì si è svolto a Palazzo Chigi il terzo incontro del Tavolo tecnico consultivo in materia di concessioni demaniali marittime, lacuali e fluviali. Alle categorie degli operatori balneari il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha fornito nuovi dati, ma non sono ancora quelli definitivi. "Si tratta di dati assolutamente strategici per arrivare ad una prima proposta dei criteri per la definizione della scarsità o meno della risorsa" dice Mauro Vanni presidente di Confartigianato imprese balneari. Ancor più chiaro è Fabrizio Pagliarani (foto) presidente del Consorzio Operatori Balneari Marina Riminese di Confesercenti: "Emerge la possibilità concreta di affermare che non vi sia scarsità del ‘bene spiaggia’ nel nostro Paese. I dati non sono comunque definitivi e i criteri sulla scarsità o meno della risorsa saranno decisi nella prossima riunione del tavolo, convocata per settembre". Risorsa non scarsa significa che le aree libere da concessioni sono tali da non mettere in pericolo la libera concorrenza, evitando l’applicazione della Bolkestein. "Nel tavolo - precisa Confesercenti - è stato inoltre ribadito che deve essere il Governo a tracciare la rotta, e che non spetta alle singole Regioni definire la percentuale di spiagge libere". L’eventuale abbondanza di aree non in concessione si calcolerebbe su base nazionale e non su quella regionale.

La grande incognita rimane l’UE. "Siamo arrivati – dice Vanni - al momento decisivo. Dobbiamo fare uno sforzo comune per arrivare ad una proposta condivisa tra tutti gli attori al tavolo per risolvere una questione storica e vitale per il futuro delle nostre imprese". La scadenza delle concessioni rimane il 31 dicembre del 2024. "Auspichiamo che la strada intrapresa dal Governo sia quella giusta – chiude Pagliarani -. Temiamo che sia una strada pericolosa, visti i tempi strettissimi. Incombono le scadenze. Abbiamo bisogno di sapere se l’UE sarà d’accordo sui criteri che deciderà l’Italia. Il rischio è che non ci siano i tempi e che, come già accaduto, i Comuni aprano i bandi a macchia di leopardo. Senza una regia nazionale sarebbe il caos totale".

Andrea Oliva