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Centro 21 a Riccione: "La nostra grande famiglia colpita al cuore"

Lo strazio degli operatori e dei genitori dei ragazzi del Centro 21. Tanti riccionesi ieri in via Limentani per pregare per le vittime

Operatori e. volontari con alcuni ospiti del Centro 21 di Riccione (foto da Facebook)

Operatori e. volontari con alcuni ospiti del Centro 21 di Riccione (foto da Facebook)

"Non dite nulla ai ragazzi, ancora non lo sanno". Stefano Sani, uno degli operatori del Centro 21, è lì, insieme a uno dei volontari, ad accogliere i genitori che vengono a prendere i loro ragazzi per riportarli a casa.

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Si stringono in lunghi abbracci. Hanno gli occhi lucidi. Qualcuno piange a dirotto. "Non ci posso credere, non ci voglio credere". Invece è tutto vero. Piangono per Massimo Pironi, l’ex sindaco di Riccione, uno dei soci fondatori che tanto ha fatto per il Centro 21 da amministratore e da volontario. Piangono per Maria, figlia di Cristina Codice, presidente e anima del Centro 21, e per le altre vittime. Arrivano alla spicciolata tanti riccionesi. Si fermano a dare conforto, piangono insieme ai genitori dei ragazzi e agli operatori. Il via vai in via Limentani, dove ha sede l’associazione che da tanti anni si occupa di aiutare i ragazzi con la sindrome di Down e le loro famiglie, è continuo. È come se il cuore di tutta Riccione si sia fermato qui e abbia smesso di battere.

Alcuni di loro non si danno pace. "Li avevamo partire ieri mattina, i ragazzi, insieme a Massimo e a Romina. Erano felici, non vedevano l’ora di vivere questa esperienza", raccontano. Qualcuno entra nella struttura, parla con gli operatori. Poi torna a casa, tra le lacrime. Il dolore è scolpito sui volti delle mamme e dei papà che raggiungono il Centro 21 per andare a prendere i figli. "Ci hanno avvisato di venire subito, poi abbiamo saputo...". Telefonate, passaparola, poi le prime drammatiche conferme sui tg e sui siti. "Non ho parole – dice una mamma – Siamo distrutti. E’ qualcosa di troppo grande. Penso a Cristina, alle famiglie di Massimo e degli altri ragazzi".

Eleonora e Rita sono due educatrici volontarie del Centro 21. Faticano a parlare. "È una tragedia immane. Siamo tutti sconvolti", dice Eleonora. "Ora non possiamo fare altro che stringerci alle famiglie di chi non c’è più...", dicono altri volontari. A Lauco, dove era diretto ieri il pulmino, erano andati spesso in questi anni i ragazzi del Centro 21. Ogni volta ad attenderli a Lauco c’erano laboratori e attività ludiche, da condividere con altri ragazzi, altre associazioni. Per loro a Lauco era sempre una festa, piene di emozioni e di scoperte. E doveva essere così pure stavolta.

Un paio di genitori ieri, una volta giunti in via Limentani, ieri si sono fermati a pregare in strada. Poteva esserci uno dei loro figli, sul pulmino. "È come se insieme a loro fosse morta anche una parte di noi". Perché chi frequenta il Centro 21 lo sa: dai soci ai volontari, dagli educatori ai ragazzi e ai loro genitori, "facciamo tutti parte di una grande famiglia".

Una famiglia che è nata tanti anni fa, quando (siamo nel 1993) apre a Riccione il Centro 21, associazione formata da familiari di persone con sindrome di Down e da alcuni volontari. L’obiettivo delle famiglie è condividere attività ed esperienze per aiutare i loro ragazzi. Nel 2015 la svolta, quando prende via la cooperativa Cuore 21. Costituita da alcuni rappresentanti dell’associazione e dagli educatori che seguono i ragazzi, la cooperativa allarga gli orizzonti, organizzando attività educative per bambini, adolescenti e adulti affetti da sindrome di Down. Al Centro 21 gli ospiti imparano, giocano, si divertono, e soprattutto riescono a migliorare le relazioni con gli altri e ad aumentare il loro livello di autonomia. Ma grazie al Centro 21 c’è chi è riuscito a trovare pure un lavoro. Come Alfredo Barbieri, che proprio nel centro di Riccione aveva conosciuto la sua fidanzata, Rossella De Luca. Il loro amore era diventato una delle storie simbolo di cosa sia il Centro 21. Alfredo e Rossella sono rimasti insieme fino alla morte. Uniti nella tragedia.