Da donna innamorata follemente, a principale accusatrice. La parabola di Manuela Bianchi, nuora di Pierina Paganelli e amante di Louis Dassilva, è il pilastro su cui poggia l’ordinanza di rigetto della revoca di misura cautelare firmata dal gip Vinicio Cantarini. Quel che fa il giudice, di fatto, è blindare l’attendibilità e la coerenza della donna che, con le sue dichiarazioni, ha impresso una svolta fondamentale all’inchiesta sul delitto di via del Ciclamino, collocando Dassilva nel garage sotterraneo la mattina del 4 ottobre 2023. Il punto di partenza, secondo il gip Cantarini, è che il giudizio "non può e non deve muovere da ipotesi fortemente presuntive, ipotetiche e congetturali". Perché "gli operatori del diritto", ricorda, non non sono opinionisti".
L’ordinanza smonta "la descrizione che viene offerta di Manuela nella lettura difensiva" e che "pare evocare un concetto di donna e moglie, di relazione extraconiugale e adulterio che ha un retrogusto di pregiudizio morale appartenente ad un pensiero arcaico di derivazione cattolica". Dunque "va decisamente respinta l’equazione che la donna infedele è in colpa, che l’infedeltà e la relazione extraconiugale è lo specchio di una persona falsa e menzognera". Al contrario, "Manuela si è comportata con tutti i modo leale": con il marito Giuliano, con la suocera Pierina e con lo stesso Louis. Ed oggi, osserva il giudice, "Manuela è stata leale con se stessa, convincendosi a dire la verità perché quell’amore ormai non esiste più, e con l’autorità giudiziaria".
Secondo il giudice, non è da ritenere verosimile l’ipotesi di "una malvagia e gratuita volontà di Manuela di vendicarsi su Louis o addirittura di voler colpire indirettamente la moglie Valeria Bartolucci". Perché se Manuela fosse seriamente animata da una volontà malvagia, argomenta il gip, "non si comprende perché non lo abbia direttamente accusato, inventando che fu lo stesso Dassilva, negli istanti in cui quella mattina erano soli in garage, a dire che quel cadavere era di Pierina, che lui stesso aveva ucciso. Trattasi allora di movente, questo sì, slabbrato, tanto più se letto a fronte della sincerità del sentimento di Manuela". Un racconto, quello della Bianchi, che per il giudice è supportato e cristallizzato anche da riscontri oggettivi: "rumori/lamenti registrati dalla telecamera", "passi e tempistiche necessarie per la salita ai piani", "passi e tempistiche come registrate dai dispositivi cellulari", sono elementi che "perfettamente riscontrano le dichiarazioni di Manuela e smentiscono radicalmente l’ipotesi che Bianchi, dopo aver scoperto il cadavere, sia salita per chiedere aiuto al primo e terzo piano".
l.m.f.z.