In spiaggia esplode la guerra dei pedalò

di Mario Gradara Scoppia la ’guerra dei pedalò’ tra Centri nautici e bagnini noleggiatori. Un conflitto che si combatte su una sorta di ’striscia di Gaza’ in salsa riminese: quella ventina di metri tra mare e ombrelloni, la ’fascia di libero transito’, dove pedalò, mosconi, paddle, sup e barche a vela vengono parcheggiati in attesa di prendere il largo, affittati dai turisti. "Ci fanno concorrenza sleale noleggiando anche a cinque euro l’ora – tuona il presidente dell’associazione Centri nautici, Giorgio Fabbri, che ha presentato un esposto a Comune, Demanio e Capitaneria di Porto –, mentre noi dobbiamo stare su tariffe di 12-15 euro. Ciò perché noi noleggiatori ’puri’ di professione abbiamo dovuto incassare la botta dell’aumento del canone demaniale di spiaggia, portato da 360 a 2.500 euro l’anno, per mantenere la ’fascia di libero transito’ su cui tenere i natanti da noleggiare. Mentre la maggioranza della ventina di bagnini noleggiatori ha rinunciato alla concessione della fascia, tenendo solo la spiaggia con gli ombrelloni. Peccato che, invece di piazzare come dovrebbero i pedalò più indietro, dove ci sono le prime file di brandine, quasi tutti continuano a tenere i loro pedalò in spazi che non hanno più in concessione, vicino a riva di fianco ai nostri. E in virtù del ’risparmio’ sul canone ai turisti fanno tariffe molto più basse". Fabbri e alcuni noleggiatori hanno svolto, come si legge anche nell’esposto, preparato dall’avvocato Roberto Biagini, una vera e propria azione investigativa. "Alla mattina presto – spiega lo stesso Fabbri – abbiamo fatto delle indagini personali su tutto l’arenile, scattando anche parecchie fotografie, dove si vedono le violazioni. Le abbiamo allegate all’esposto invitando le autorità preposte, a partire dal Comune di Rimini, di verificare la situazione e prendere eventuali provvedimenti". Una verifica è stata fatta dai ’noleggiatori-detective’ sui documenti, che sono pubblici, "e mostrano che alcuni concesionari demaniali, che fino alla scorsa estate erano titolari di due concessioni separate - per noleggio natanti e per stabilimento balneare - hanno rinunciato nel 2021 alla prima", chiarisce l’avvocato Biagini. "Peccato che salvo alcune eccezioni – prosegue Fabbri – il grosso continui a mantere i natanti nella fascia di libero transito, compreso il gazebo della direzione. "L’elenco allegato all’esposto è lungo – aggiunge Biagini –, per questo si chiede di verificare con urgenza le situazioni segnalate e sanzionare i responsabili". "E’ vero che per pagare la concessione di spiaggia – continua il legale – c’è tempo fino al 30 settembre, ma diversi bagnini hanno già rinunciato formalmente. Il che non impedisce loro di noleggiare i pedalò, ma devono però fare spazio ai natanti più indietro, rinunciando a una parte delle brandine, cosa che invece pochissimi hanno fatto. Di qui il nostro esposto per chiedere controlli puntuali". La guerra della ’striscia di spiaggia’ ha le sue radici nel Decreto agosto varato dal governo Conte poco meno di un anno fa. Quando è stato deciso un giro di vite ai canoni demaniali, fissando il minimo da versare in 2.500 euro l’anno. Un ritocco in alto che ha riguardato tutte le categorie di operatori di spiaggia. Ma se ristobar e bagnini hanno giudicato accettabile il nuovo minimo stabilito per legge, a una parte dei noleggiatori è andato di traverso. Soprattutto a quei bagnini che, con un basso numero di pedalò e mosconi da noleggiare e quindi scarsi incassi, hanno rinunciato alla ’striscia’. Innescando la miccia.

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Le accuse dei noleggiatori: "I bagnini ci fanno concorrenza con prezzi stracciati perchè loro non pagano i canoni"