REDAZIONE RIMINI

In Cina le macchine anti-Covid nate a Rimini

La Newster di Coriano aprirà uno stabilimento ad Hangzhou per produrre gli apparecchi che smaltiscono i rifiuti sanitari infetti

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In Cina, dove ci sono decine di migliaia di ospedali e si producono 4 milioni di tonnellate di rifiuti sanitari all’anno, non hanno avuto dubbi: quell’azienda di Rimini fa al caso nostro. Sì perché la Newster, piccola ma avviatissima impresa di Coriano specializzata nella tecnologie per la gestione di rifiuti ospedalieri, si è inventata una macchina capace di smaltirli e sterilizzarli. Una tecnologia già usata in alcune strutture sanitarie (anche del Riminese) e che presto sarà prodotta su vasta scala in Cina, grazie all’accordo tra la Newster, il fondo cinese di investimenti Chao Capital e le autorità della provincia di Zhejiang. Questo permetterà di gestire l’enorme quantità di rifiuti infetti in Cina a causa dell’emergenza Covid-19, inclusi guanti e mascherine.

Ieri la cerimonia ufficiale per la firma dell’accordo, con le istituzioni cinesi collegati in diretta - in videoconferenza - dalla Cina, e la ’benedizione’ imparitta dall’ex premier Romano Prodi: "L’accordo, tra una piccola ma tecnologicamente avanzata impresa italiana, e una grande realtà cinese, va nella direzione giusta. Il trattamento dei rifiuti ospedalier negli ultimi mesi è diventato molto più importante. E’ una cooperazione – ha concluso Prodi, anche lui collegato in videoconferenza – che stringerà legami tra gli amici di Rimini e la Cina".

La Newster ha già realizzato le prime 9 macchine che esporterà in Cina. A breve Andrea Bascucci, l’amministratore delegato dell’azienda (che ha 25 dipendenti, "tra cui moltissimi laureati" e tanti collaboratori) e il suo staff andranno nella città cinese di Hangzhou per partecipare alla realizzazione dello stabilimento che produrrà le macchine da loro brevettate. L’investimento è di circa 5 milioni di euro, la fabbrica sarà inizialmente di 10mila metri quadrati per arrivare (a regime) a 30mila metri, e impiegherà tra i 200 e i 300 lavoratori. Lo stabilimento sarà in grado di produrre, già dal primo anno, un migliaio di macchine, ma potrà arrivare fino a 3mila. "Noi saremo soci al 49% della nuova attività – spiega Bascucci – Porteremo il nostro brevetto e il nostro knowhow". Grazie al macchinario, i rifiuti sanitari vengono finemente triturati. Durante il processo si raggiungono i 150 gradi: in questo modo si elimina il rischio biologico. Al termine del trattamento "si ottiene un prodotto innocuo, inodore, ridotto dell’80% in volume e del 15% in peso", e che può essere riutilizzato nell’edilizia.

Manuel Spadazzi