Imposta di soggiorno. La Corte dei conti dà ragione al Comune

I gestori di un’attività alberghiera condannati al pagamento di circa 17mila euro non versati. Confermata la legittimità del procedimento.

Imposta di soggiorno. La Corte dei conti dà ragione al Comune

«La sentenza conferma la bontà dell’azione dell’amministrazioneche non è. vessativa, al contrario ci affianchiamo ai gestori delle strutture ricettive», spiega l’assessore Juri Magrini

Il municipio formato ‘detective’ per stanare chi non versa l’imposta di soggiorno ottiene il via libera anche dalla Corte dei conti. Da tre anni il Comune di Rimini ha adottato un metodo per stanare chi non versa i denari dei turisti nelle casse comunali. La verifica è semplice e si attua tramite il controllo incrociato tra le comunicazioni dirette degli albergatori all’Amministrazione comunale e le ‘schedine’ che vengono inviate alla questura per la registrazione degli ospiti. Ma non a tutti il sistema è piaciuto tanto che l’amministrazione è finita davanti alla Corte dei Conti in merito a un contenzioso con una struttura alberghiera che stando ai conti fatti dal Comune non aveva versato 17mila ero di imposta data dai clienti dell’hotel. La Corte ha dato ragione al Comune spiegando che "i regolamenti comunali affidano al gestore della struttura ricettiva attività obbligatorie e funzionali alla realizzazione della potestà impositiva dell’ente locale, tra detto soggetto ed il Comune si instaura un rapporto di servizio pubblico (...) con compiti eminentemente contabili, completamente avulso da quello tributario sebbene al medesimo necessariamente funzionalizzato". Inoltre "come delineato dalla giurisprudenza di questa Corte, il contabile riveste una posizione di garanzia qualificata, con la conseguenza che la prova della condotta causativa di danno è raggiunta qualora risulti la violazione degli obblighi di servizio in assenza di ragionevole giustificazione". Tradotto, il Comune può andare avanti con questo sistema che sta fruttando alle casse comunale molti denari. Quando gli uffici trovano delle incongruenze tra i versamenti e le ‘schedine’ inviate dalle strutture alla questura, avviene un contraddittorio con l’albergatore, e se questo non basta parte la procedura di recupero. Mettendo insieme questo meccanismo, che si basa anche su una collaborazione tra l’amministrazione e gli albergatori, e altre azioni di controllo, solo nello scorso anno il Comune di Rimini ha incassato 574mila euro di imposta di soggiorno non versata, risultando il primo Comune in Italia per recupero di imposta. "La sentenza conferma la bontà dell’azione dell’amministrazione comunale che non è non vessativa, al contrario ci affianchiamo ai gestori delle strutture ricettive – spiega l’assessore Juri Magrini –. Abbiamo reso più efficienti e funzionali le procedure anche attraverso un aggiornamento del software gestionale a cui si affidano gli stessi operatori. Un sistema che ci consente di avere una rilevazione quasi in tempo reale dei flussi dell’imposta, utile a far emergere in tempi rapidi eventuali anomalie".

Andrea Oliva