REDAZIONE RIMINI

Il Tar mette fine all’incubo di venti bagnini

Sentenze favorevoli ai ricorsi degli operatori balneari e chioschisti contro la Soprintendenza che aveva negato loro i condoni

Il Tar mette fine all’incubo di venti bagnini

E’ finito l’incubo per più di venti tra stabilimenti balneari e chioschi bar di spiaggia. Una vicenda giudiziaria che si protrae da quasi vent’anni. E che in tutto questo tempo ha tenuto con il fiato sospeso gli operatori con attività prospicenti al lungomare Cristoforo Colombo di Bellaria, e alcune sul viale Pinzon, il lungomare di Igea Marina. "Dopo le numerose sentenze favorevoli venute dal Tar, il tribunale amministrativo regionale – spiega l’avvocato Roberto Manzi, legale di gran parte dei bagnini nella vicenda –, che hanno riconosciuto la fondatezza delle nostre tesi sulla legittimità delle strutture sull’arenile, dopo l’altolà al condono che era venuto dalla Soprintendenza, e la successiva sentenza del Consiglio di Stato, anche quella favorevole, possiamo con fiducia dire che siamo vicini alla conclusione positiva di questo lungo contenzioso". A fornire assistenza legale ai titolari dei chioschi bar è l’avvocato Franco Forlenza, che parte da lontano. Ovvero, dal 1985, anno in cui fu introdotta la legge Galasso sulla tutela paesaggistica, le costruzioni prive di permesso, diventavano reato. "Su tutta la riviera dopo la entrata in vigore della legge sono state fatte migliaia di domande per i condoni – spiega Forlenza –. Le pratiche sono andate avanti con i tempi burocratici, e dopo quasi 40 anni dalla legge Galasso, è arrivata la risposta da parte della Soprintendenza, una risposta che è stata negativa". Un parere però ribaltato dalle ripetute sentenze del Tar, che in sostanza ha stabilito che l’ente in questione non può valutare queste opere come astratte dal contesto. "Stiamo parlando – aggiunge Forlenza – così ha stabilito il Tar anche nelle ultime recenti sentenze per i chioschi di Igea Marina, di elementi tipici del paesaggio della riviera. Manufatti diventati caratteristici per lo stesso paesaggio". In pratica i giudici del tirbunale amministrativo regionale hanno accolto il ricorso dei concessionari con e motivazioni assolutamente innovative, che di fatto giustificano il condono - quello che era stato negato dalla Soprintendenza – anche alla luce dell’antropizzazione del litorale. Insomma, secondo il Tar le motivazioni della Soprintendenza che voleva negarlo appaiono superate dall’effettivo stato dei luoghi. "Occorre dare atto – scrivono i giudici – che la valutazione contenuta nell’atto impugnato prescinde inspiegabilmente e ingiustificatamente dalle condizioni reali della realtà circostante e ciò rende per così dire evanescente il giudizio di non compatibilità. L’amministrazione preposta alla tutela dei vincoli paesaggistici ha quindi disancorato le proprie valutazioni dalla rappresentazione effettiva della reale situazione dei luoghi, situazione che deve risultare, invece, correttamente percepita".