Un viaggio tra macerie e visioni profetiche, tra il passato e un presente che anela alla ricostruzione: è questa la proposta di Alessandro Serra con Tragùdia - Il canto di Edipo, in scena stasera (ore 21) al Teatro Galli. Parte della stagione di prosa, lo spettacolo si ispira liberamente alle opere di Sofocle e ai miti antichi, rileggendoli in chiave contemporanea attraverso una ricerca intensa e sperimentale. Serra parte dalle rovine della tragedia per tessere un dialogo tra memoria e attualità, esplorando ciò che resta del mito, della polis e del sacro in una società frammentata.
"Macerie. In un’epoca di macerie non c’è altra possibilità che lavorare su ciò che resta", scrive il regista. E proprio sulle rovine della tragedia classica Serra costruisce il suo nuovo lavoro, nutrendolo di immagini potenti, atmosfere sonore e una lingua che vibra di arcaicità. Al centro di questa ricerca c’è il grecanico, idioma millenario che unisce il greco antico dei poeti classici ai dialetti della Calabria e della Puglia. Una lingua che, con la sua musicalità istintiva e sensuale, diventa lo strumento ideale per ridare corpo e voce a un mito universale, traducendolo per lo spettatore contemporaneo.
Edipo, figura centrale del dramma, emerge in tutta la sua complessità. Da una parte è il salvatore della polis, l’eroe che risolve l’enigma della Sfinge, ma dall’altra è l’incestuoso e il parricida, colui che scopre in sé il male che ha condannato la città. È un personaggio fuori fuoco, come lo definisce Serra, ma proprio in questo sguardo destabilizzato si annida la sua forza. Edipo sceglie il coraggio di conoscersi, di scendere fino alle radici oscure della sua esistenza. Nel gesto estremo di accecarsi, non si punisce, ma si trasforma. Privato della vista esteriore, acquisisce una visione interiore e profetica che lo porta a varcare i confini della sua umanità ferita per raggiungere una luce divina. Sul palcoscenico, Tragùdia intreccia parola, gesto e suono in un’esperienza sensoriale unica. La tragedia viene liberata dalla sua sacralità intoccabile per trasformarsi in rito contemporaneo, che dialoga con le inquietudini di oggi. Uno spettacolo profondo e visionario, capace di riportare il mito al centro del presente e di parlare alle macerie del nostro tempo con un linguaggio vivo e universale.