Marco Onofri è come te lo aspetti. Il ciuffo di capelli bianchi sparato verso l’alto, la barba folta, una vaga somiglianza a Pedro Almodovar. Non tutti sanno chi è, ma per chi lo conosce è una sorta di alchimista. Trasforma l’anima in immagini. Farsi fotografare da Onofri è complicato. Si prenota online e l’attesa può durare mesi. Un suo ritratto firmato è un trofeo da esporre in salotto. Da Cesena, dove è nato 51 anni fa e ha iniziato a lavorare, nella primavera di quest’anno ha aperto uno studio a pochi passi dall’Arco di Augusto. E’ lì che lo incontriamo, immerso in una selva di volti in bianco e nero. E qualche macchia di colore, le foto delle sue campagne pubblicitarie.
Onofri partiamo dal primo scatto?
"Nasco progettista meccanico. Per vincere la timidezza comincio a fare le prime foto. Non riuscivo proprio a guardare negli occhi le persone, così la macchina fotografica è diventata uno scudo. Ed è servito. Oggi ritraggo solo chi mi guarda negli occhi".
E prima dei ritratti?
"Ho fondato Opera Unica. Come tanti sono partito dai matrimoni, che erano veri e propri reportage, alla gente piacevano. Mi sono fatto conoscere. Poi sono arrivate le foto di moda, i cataloghi per le aziende e le associazioni. Con l’agenzia ci occupiamo di tutto, dal branding al logo, dalle campagne social alla scelta della location".
Ma perché fanno la fila per un un suo ritratto?
"Vengono da tutta Italia, ho avuto quattro anni di sold out per gli appuntamenti. Ne ho fatti migliaia, ma non li ho mai contati".
Cosa hanno di speciale?
"A chi si mette davanti all’obiettivo non chiedo niente di speciale, ma alla fine scoprono di essere speciali".
Si vede che fa il pubblicitario...
"Ma no, è un lavoro interiore. Cerco di cogliere un’immagine semplice, quasi intima, in cui il soggetto si possa riconoscere. Molti fanno lunghi viaggi per una seduta fotografica di pochi minuti. Mi piace ritrarre la gente, si crea una certa empatia. Il fatto di essere romagnolo aiuta".
La foto più toccante?
"Una donna a Bologna a cui avevano dato due mesi di vita. E’ venuta e mi ha detto: ‘Voglio che sia l’unica cosa che rimarrà di me’. Alcuni, nel ritratto rivedono un genitore che non c’è più e scoppiano a piangere. Fotografo intere famiglie. Mi piace l’idea che un’immagine possa essere utile, non sia soltanto fine a se stessa".
Personaggi famosi della sua galleria.
"Ho fotografato Bill Clinton e Asia Argento, ma preferisco la gente normale. Se uno vede una mia foto si accorge che tutto ruota attorno allo sguardo. E’ quello che cerco in chi ritraggo".
Lei si fotografa?
"Mai, avrò al massimo tre scatti
in cui sono in posa".
Con la timidezza adesso come va?
"Non sono più timido. Questo mestiere mi ha cambiato la vita, mi ha insegnato a vedere. Ora noto quello che mi circonda con occhi diversi".
Carlo Andrea Barnabè