REDAZIONE RIMINI

Il macchinista: "Giulia era ferma sui binari e Alessia è scesa verso di lei per salvarla"

Ricostruiti dalla Polizia ferroviaria gli ultimi istanti di vita delle ragazze: sono rimaste sulle rotaie per dodici secondi il conducente del Frecciarossa ha fischiato e tirato il freno ma l’impatto è stato inevitabile. La Procura: niente autopsia

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Rimini, 2 agosto 2022 - Dodici secondi. E’ il tempo che separa la vita dalla morte. Giulia e Alessia Pisanu sono rimaste 12 secondi sul binario uno della stazione di Riccione, prima di essere travolte e uccise dal Frecciarossa. Ora dopo ora, la ricostruzione della tragedia avvenuta alle 7 di domenica mattina alla stazione si fa più chiara. Giulia che scende sul binario e rimane lì, al centro, "come impietrita", raccontano alcuni testimoni. Alessia è seduta sulla banchina, poi scende anche lei sul binario, allunga le mani verso sua sorella per salvarla. Ma ormai è troppo tardi. Il Frecciarossa, diretto verso Bologna, viaggia a quasi 200 km orari. Il macchinista vede le due sagome sul binario, aziona subito il fischio del treno e spinge sul freno, ma l’impatto è inevitabile. Da quanto trapela, pare che Alessia abbia tentato di ritornare verso la banchina, per mettersi in salvo. Troppo tardi. Il treno ha centrato in pieno entrambe, dilaniando i corpi delle due giovanissime sorelle di Castenaso, che avevano appena 17 e 15 anni.

Giulia e Alessia morte sotto il treno a Riccione: chi sono i genitori

Restano ancora da chiarire tanti elementi, nel dramma consumatosi domenica mattina a Riccione. Quel che è certo è che le due sorelle avevano fatto serata al Peter Pan, poi grazie a un passaggio in auto dato loro da un ragazzo (anche lui era stato a ballare nella discoteca), sono arrivate alla stazione per rientrare a casa in treno. Dai filmati si vedono Giulia e Alessia arrivare intorno alle 6,50 alla stazione. Giulia, la più grande (17 anni) parla con il barista, Pietro. Gli spiega che non ha soldi, perché le hanno rubato la borsa e il telefono. Poi si allontana. Sono in tutto sei i testimoni sentiti fin qui dalla Polizia ferroviaria, a cui sono affidate le indagini. Tra loro il barista, il macchinista del Frecciarossa e il suo vice, e anche alcuni turisti. La testimonianza più rilevante per ricostruire la dinamica è quella del macchinista. Si accorge prima della sagoma di Giulia: "Era in mezzo al binario, ferma", lo sguardo rivolto verso il treno. Poi scorge Alessia, che scende anche lei sul binario per portare via Giulia. Sono attimi, secondi. Sembrano un’eternità. Il macchinista suona il fischio, tira il freno, ma il Frecciarossa è lanciato a 200 km orari. L’impatto è inevitabile e "a quel punto io mi sono voltato", ha raccontato lui agli inquirenti. Quasi per non voler vedere quell’orrore.

Non si sa ancora perché Giulia abbia attraversato i binari. Forse pensava che il treno fermo dall’altra parte fosse quello giusto che le avrebbe riportate a casa a Bologna, invece era diretto ad Ancona. La Procura ha avviato un’inchiesta, ma per ora senza ipotizzare reati. Non viene esclusa alcuna ipotesi, nemmeno quella del suicidio. Ma al momento gli inquirenti, in base alle testimonianze raccolte, propendono per l’ipotesi dell’incidente. E molte delle domande che ancora assillano la famiglia delle ragazze e gli inquirenti, sono destinate probabilmente a restare senza risposte. Perché alla stazione di Riccione le telecamere erano funzionanti al momento della tragedia, ma non hanno ripreso l’impatto. E sarà difficile stabilire se Giulia e Alessia avessero bevuto o comunque fossero in uno stato psicofisico alterato. Per la Procura è impossibile effettuare l’autopsia e gli esami tossicologici sui corpi delle ragazze, sventrati dal treno.