
Stavolta è stato lui, insieme a suo padre Roberto, a fare gol, Elia Benedettini, 25 anni, portiere della nazionale di San Marino, attualmente svincolato e in attesa di accasarsi. Ha segnato un gol importante, quello contro il falso procuratore sportivo che aveva truffato suo padre: si era fatto consegnare 3500 euro dietro la promessa di far giocare il figlio Elia nel campionato spagnolo. Ma l’altro giorno il falso procuratore Alessandro Esposito, 39 anni, di origine abruzzese, il sogno di diventare calciatore stroncato, come spesso accade, da un infortunio, è stato condannato dal tribunale di Rimini a un anno e al risarcimento del danno per la truffa realizzata proprio ai danni del noto imprenditore sammarinese Roberto Benedettini.
"Sono molto contento –commenta al telefono lo stesso imprenditore – perché era importante mandare un segnale contro queste persone che rovinano i soldi di tantissimi ragazzi, illudendoli e portando via il denaro a tantissime famiglie. Tanti genitori pensano di poter investire i loro soldi per garantire un’occasione nel grande calcio ai loro figli. Invece vengono truffati da persone senza scrupoli, proprio come è accaduto a me".
Così è lo stesso padre del portiere della nazionale a rivivere la sua disavventura: "Era il 2015, mancavano pochissimi giorni alla chiusura del calciomercato. Io vengo contattato da un sedicente procuratore che arriva a me, facendo leva su un mio amico che lavora a Roma nella Federcalcio. Io chiaramente ho chiesto al mio amico informazioni e mi dice di aver già sentito quel nome, ma con tutti i personaggi che ruotano in quel mondo non aveva ben focalizzato chi fosse". Esposito però sa il fatto suo: "Era ben informato su tutto e prospetta per mio figlio Elia, che allora giocava nella Pianese, la possibilità di essere ingaggiato per la squadra spagnola Esportivo Lleida", racconta ancora Benedettini senior. Dopo aver fatto sottoscrivere al portiere diversi documenti per il passaggio in Spagna, il falso procuratore aveva richiesto al padre del ragazzo, la somma di 3500 euro per coprire le spese necessarie a gestire le pratiche di ingaggio e dei viaggi di lavoro a Leida. La sera prima della partenza per la Spagna, però era arrivata la doccia fredda: niente più carriera in terra iberica, ma una nuova chance con il Carpi. Il tutto però chiedendo altro denaro al padre del portiere. L’imprenditore però non si era fatto trarre in inganno e dopo un giro di telefonate, aveva scoperto che il Carpi non cercava nessun giocatore, tanto meno suo figlio. Così era partita immediatamente la denuncia per truffa contro Alessandro Esposito.
"Ripeto, non l’ho fatto per i soldi – dichiara l’imprenditore – ma solo per evitare che altre famiglie vengano truffate. Non è giusto che i ragazzi vengano illusi da persone senza scrupoli".
Non era la prima volta, infatti, che Esposito metteva a segno una truffa del genere: sempre nel 2015 un calciatore di origine marocchina, a Piacenza, aveva consegnato al talent scout 500 euro dopo essere stato illuso di poter sostenere un provino in Svizzera. Nel febbraio scorso Esposito era, quindi, stato condannato a sei mesi. E pochi giorni fa è arrivata la seconda condanna, stavolta a un anno.
Grazia Buscaglia