"Sabato prossimo (il 4 novembre, ndr) Samuel avrebbe compiuto 12 anni. Era un bambino dolcissimo, introverso, un angelo sceso dal cielo. Non passa giorno senza che ci chiediamo cosa sarebbe successo quel giorno se, per cucinare, avessimo usato il nostro fornello da campo anziché quello di un’altra famiglia". E’ una ferita che non si rimargina, un dolore troppo grande per poter essere spiegato. Dal 31 agosto scorso la vita di Daniel Romulus Imbuzan e della moglie Tatiana Lisi è cambiata per sempre. Quel pomeriggio, esattamente due mesi fa, in uno spiazzo alle spalle della spiaggia di Bados, in Sardegna, una gigantesca fiammata ha avvolto il camper nel quale si trovava il figlio Samuel. Sono bastati pochi secondi per trasformare la vacanza di una famiglia di campeggiatori riminesi nella più terribile delle tragedie. Con coraggio, Daniel Romulus ha sfidato il fuoco, tentando di sottrarre il figlioletto alla morte. Le ustioni rimaste impresse sul suo corpo sono lì a testimoniarlo, ma per il piccolo purtroppo non c’è stato nulla da fare. "Nulla potrà ridarci indietro Samuel – dicono lui e la moglie Tatiana –, però vorremmo almeno che fosse fatta chiarezza sulla dinamica dell’incidente. Vogliamo sapere come sono andate le cose".
Imbuzan, cosa ricorda di quel pomeriggio, sulla spiaggia vicino ad Olbia?
"Ricordo tutto, molto nitidamente: il caos, le fiamme, il fumo. E’ tutto qui, dentro la mia testa, e non se ne andrà via mai più".
Dove si trovava Samuel in quel momento?
"Dentro il camper, sul letto a castello. Stava giocando con il cellulare. Io ero fuori, nello spiazzo, intento a preparare il pranzo. Per farlo non ho utilizzato la mia attrezzatura, ma un fornello da campo di proprietà di altri due campeggiatori, una coppia di rumeni che si trovava a Bados. Li conoscevamo di vista, in passato li avevamo incrociati in un paio di occasioni ma quella era la prima volta che si univano a noi per campeggiare".
Poi cos’è successo?
"Il tubo si è staccato ed è partita una fiamma gigantesca che in pochi secondi ha divorato il camper. Mia moglie stava scendendo dal mezzo proprio in quel momento, mentre Samuel non ha avuto scampo. E’ stato un rogo spaventoso, ma non è vero - come riportato dalla stampa - che è esplosa una bombola del gas. Se fosse successo, saremmo morti tutti. Gli scoppi sentiti da alcuni testimoni erano quelli delle ruote del camper". Ritenete che possano esserci delle responsabilità da parte dei proprietari dell’attrezzatura?
"Questo non spetta a noi dirlo, ma ai periti nominati dalla Procura. Sono loro che in questo momento stanno compiendo degli accertamenti e confidiamo al cento per cento nel loro operato e nella loro professionalità. Quel che posso dire, da parte mia, è che in tanti anni di campeggio ho sempre prestato la massima attenzione al fatto che l’attrezzatura utilizzata fosse idonea".
Per fare luce sulla tragica morte di Samuel, la Procura di Tempio ha aperto un fascicolo ipotizzando l’accusa di omicidio colposo a carico di ignoti. La ricostruzione di quanto avvenuto è stata affidata ad una speciale squadra investigativa dei vigili del fuoco. Gli inquirenti hanno svolto quelli che in gergo tecnico vengono definiti "accertamenti irripetibili" sui rottami dei camper, sulla bombola del gas e sul fornellino da cucina, che secondo la ricostruzione sarebbe stati l’origine della fiamma che ha trasformato in un un vero e proprio inferno lo spiazzo circondato dalla macchia mediterranea. L’allarme era scattato immediatamente, facendo accorrere sul posto decine e decine di soccorritori. La famiglia Imbuzan è assistita dagli avvocati Antonello Desini e Francesco Pisciotti.
Lorenzo Muccioli