di Francesco Zuppiroli
RIMINI
C’è un’immagine. Quella di un furgone (o una jeep) di colore bianco che si allontana dal luogo in cui il 7 maggio scorso Giuliano Saponi è stato trovato gravemente ferito e privo di sensi. Un’immagine carpita, in un orario compatibile con quello in cui si verificò l’incidente (5.20 di mattina circa), da una telecamera di sicurezza pubblica non molto distante dal punto in cui il figlio 54enne di Pierina Paganelli – l’anziana uccisa la sera del 3 ottobre in via del Ciclamino a Rimini con 29 coltellate – sarebbe stato investito (questa l’ipotesi predominante sulla causa dell’incidente) e abbandonato agonizzante nel fosso di via Coriano, all’altezza del civico 151.
Un tassello fondamentale nel mosaico dell’inchiesta per lesioni gravissime contro ignoti coordinata dalla Procura di Rimini, nella persona del pm Luca Bertuzzi, volta a far luce su cosa sia accaduto al figlio di Pierina Paganelli qualche mese prima che la madre venisse poi brutalmente uccisa con 29 coltellate nei sotterranei del proprio condominio. Lo stesso condominio in cui abita Saponi, insieme alla figlia e alla moglie Manuela Bianchi, e dal quale quella mattina del 7 maggio il 54enne era uscito in bicicletta per recarsi al lavoro, all’inceneritore di Coriano, sempre nel Riminese. Un tragitto abituale per Saponi (che non può utilizzare l’automobile per un problema alla vista) terminato quella mattina a poche centinaia di metri da casa, sulla via Coriano dove – stando alle conclusioni della relazione medico legale del consulente della Procura dottor Mauro Pesaresi – alle 5.20 circa il figlio di Pierina però era stato copito in pieno alla testa dallo specchietto di un mezzo che in quel momento viaggiava a velocità sostenuta.
Uno specchietto di un veicolo alto. Compatibile stando agli inquirenti proprio con quel furgone appunto (o Jepp) di colore bianco catturato dalla telecamera aggiuntasi alla babele di reperti raccolti per questa inchiesta dalla polizia Stradale. L’incidente che per un paio di mesi ha tenuto anche in coma Giuliano Saponi viaggia infatti su un binario d’indagine differente rispetto all’inchiesta per omicidio per cui procede il sostituto procuratore Daniele Paci e che sull’assassino della madre di Giuliano non ha ancora portato ad alcun fermo a più di tre mesi dall’accaduto. Per quanto riguarda l’investimento di Giuliano invece la Procura ha ora trasmesso alla polizia Scientifica il materiale raccolto dalla telecamera poiché le immagini che riprendono il mezzo di grandi dimensioni transitare in un momento di pochi istanti successivo all’incidente di Giuliano non sono nitide. Non abbastanza per inchiodare la targa del mezzo. È questo il tentativo su cui si stanno concentrando gli sforzi della Scientifica, in modo da offrire a chi indaga uno strumento utile per risalire al proprietario del veicolo, che potrebbe corrispondere a chi ha colpito con lo specchietto Giuliano Saponi o comunque qualcuno che al momento dell’incidente – per coincidenza di orari – avrebbe potuto vedere qualcosa di utile.
Tuttavia, per quanto ora la verità sull’incidente di Giuliano appaia più vicina come non lo era mai stata prima, non è detto che possa rappresentare una chiave di svolta per il giallo di Pierina, dal momento che non sembrerebbero esserci collegamenti diretti tra la tragedia del figlio con l’assassinio della madre, avvenuto a distanza di poco più di cinque mesi.