Un milione di euro rimesso nelle tasche dei lavoratori, attraverso le vertenze. Con tanto di sentenza sulle conciliazioni ‘pirata’, a favore di uno stagionale del turismo, destinata a fare scuola. Il dato della Cgil di Rimini rimette in evidenza il tema del precariato nel lavoro. Nel 2023 la Cgil ha gestito 229 vertenze, riuscendo a far corrispondere dalle imprese ai lavoratori 950mila euro lordi, per un netto di circa 709mila. La maggior parte delle controversie è nata per lavoro nero o mancato pagamento della retribuzione. Per quanto riguarda i settori coinvolti, continua a essere il terziario quello in cui si registrano maggiori irregolarità denunciate: il 67% delle vertenze sindacali riguarda i settori del commercio, del turismo e dei servizi, seguono l’edilizia e il legno con l’8,5%, il metalmeccanico con il 5,5%.
Sono numerose anche le procedure concorsuali affidate all’ufficio vertenze e legali della Cgil di Rimini: 37 domande di ammissione al passivo per valore del credito di 537mila euro.
La sentenza sulle conciliazioni ‘pirata’, si diceva. "Con la minaccia della mancata assunzione per la stagione successiva – premette la Cgil – capita che alcuni lavoratori si trovino costretti a firmare accordi di conciliazione con la compiacenza di sedicenti organizzazioni sindacali non rappresentative". È quanto accaduto a un iscritto della Cgil di Rimini, dipendente stagionale di uno stabilimento balneare che, con l’assistenza dell’ufficio vertenze, ha impugnato l’accordo. La battaglia è poi proseguita in tribunale (con il patrocinio dello studio legale associato Cedrini & Zamagni): la sentenza del giudice Lucio Ardigò, riconoscendo al lavoratore le differenze retributive, ha di fatto confermato l’impostazione della vertenza sindacale. "La sentenza farà sì che vengano restituite importanti somme anche all’Inps e al Fisco" specifica la Cgil. Il giudice ha dichiarato nullo l’accordo. "Bisogna diffidare da chi, qualificandosi come conciliatore sindacale, non ha il mandato dei lavoratori".
Giuseppe Catapano