
La giornalista e scrittrice Debora Grossi, collaboratrice del Carlino Rimini e celebrante di matrimoni simbolici dopo aver organizzato il suo con successo. Nelle immagini alcuni riti che hanno avuto come protagonisti gli sposi ‘uniti’ in matrimonio dalla Grossi nelle varie location
Rimini, 2 novembre 2023 – Non ci si sposa più come una volta. Lo abbiamo sentito dire tante volte. Questa frase però nasconde un’altra verità. Nel 2023 i matrimoni sono cambiati. Non è vero che ci si sposa di meno, ci si sposa ma in modo diverso. Solo nei primi nove mesi del 2022 i dati Istat indicavano un aumento dei matrimoni dovuto esclusivamente alla crescita di quelli civili. Ora dal tradizionale rito religioso si è arrivati al matrimonio simbolico. Il rito in questione non ha valore legale, viene celebrato dopo il rito civile, non richiede la presenza di un funzionario comunale o di una location precisa. Fuori dagli schemi classici, che hanno sempre voluto una rapida firma in comune seguita dal rito religioso, il matrimonio simbolico non ha regole precise. Sono gli sposi a scegliere il luogo, come svolgere la cerimonia e da chi farsi sposare. È proprio la libertà da qualsiasi vincolo ad averlo reso popolare negli ultimi anni, diventando una vera tendenza per il 2024.
Non vi dico questo dopo aver intervistato un esperto del settore, ve lo dico dopo aver fatto del matrimonio simbolico il mio lavoro, trasformandomi in una celebrante. Ma andiamo con ordine. Come ci è finita una collaboratrice del Carlino in questo mondo? Non è stato un reportage, ci sono finita solo a causa mia, grazie al mio matrimonio. Nel 2021 io e il mio compagno decidemmo di sposarci in uno dei tantissimi ristoranti che metteva a disposizione un meraviglioso spazio destinato alle cerimonie. Insieme ci siamo scritti la cerimonia e l’abbiamo affidata ad amici e testimoni. Fu proprio la responsabile del ristorante a chiedermi di scrivere cerimonie anche per altre coppie dopo aver conosciuto il mio lavoro. Armata di ottimismo e senza la minima idea su quello che sarebbe arrivato dopo, ho detto sì. Il 2021 è stato l’anno di prova, il 2022 l’anno della fiducia, dove ho incontrato coppie e altri professionisti del settore che mi hanno permesso di lavorare sempre di più. Con il passaparola siamo arrivati al 2023, un boom di cerimonie e di storie bellissime che aspettavano solo di essere raccontate. Un anno che mi ha portata a registrarmi sul famoso portale matrimonio.com e a farmi conoscere come celebrante.
C’è chi scherzando mi paragona a un prete ma in realtà è un vero e proprio lavoro giornalistico dove chi scrive ha l’obbligo di farsi coinvolgere emotivamente, cosa che un giornalista non dovrebbe mai fare. Al primo incontro si è sconosciuti, il giorno delle nozze si è parte della storia. Attraverso incontri, chiamate, messaggi si indaga per scoprire la vita di chi è pronto a giurarsi amore per l’eternità. Si condividono informazioni personali, ricordi, sentimenti. Perché la cerimonia non è del celebrante, è degli sposi e deve calzare perfetta come i vestiti che indossano nel grande giorno. Raccontare gli innamorati per me è la parte più bella e importante della celebrazione ma ciò che rende un matrimonio simbolico tale sono i riti che si scelgono e lo scambio delle promesse. Esistono riti antichi che traggono origine dal mondo pagano, come l’handfasting, il legame delle mani che sancisce l’unione delle anime con una formula di rito, o il giuramento sulla pietra. Tra i più conosciuti e diffusi ci sono il rito della luce (delle candele) e della sabbia, dove gli sposi uniscono le loro personalità attraverso un gesto speciale. Per gli amanti del vino c’è un rito dedicato, per chi vuole coinvolgere gli invitati c’è il ring warming, gli anelli scaldati da una benedizione passati di mano in mano tra gli ospiti. Il matrimonio simbolico si costruisce su misura, non sostituisce e non si scontra con i matrimoni religiosi ma si aggiunge alle possibilità, per consentire alle coppie nuovi modi per esprimere il proprio amore. Quindi è vero. Non ci si sposa più come una volta.