I giudici salvano il ristorante Rimini Key: "Sì al condono"

Dopo oltre vent'anni di battaglia legale, il ristorante Rimini Key ha vinto contro il Comune: il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittimo il diniego del condono edilizio, obbligando l'amministrazione a concedere la sanatoria per la veranda e altre parti del locale.

I giudici salvano il ristorante Rimini Key: "Sì al condono"

I giudici salvano il ristorante Rimini Key: "Sì al condono"

La battaglia legale è finita "dopo oltre vent’anni". A spuntarla, in questo lunghissimo braccio di ferro con il Comune, sono stati i proprietari del ristorante Rimini Key. La parola ’fine’ al contenzioso l’ha scritta, con la sentenza del 19 giugno, il Consiglio di Stato. I giudici hanno dichiarato illegittimo il provvedimento col quale il Comune aveva negato il condono edilizio, obbligando l’amministrazione a concedere la sanatoria per la veranda e per altri parti del locale. Il contenzioso è nato oltre 20 anni fa, per le aree demaniali che il ristorante ha occupato per ampliare gli spazi. I proprietari del Rimini Key hanno fatto valere il diritto di usucapione. La vicenda è arrivata in Cassazione. La Suprema corte ha dato ragione ai titolari del locale e sancito l’acquisizione dell’area per usucapione. Ma nel frattempo il Comune aveva anche disposto la revoca della licenza per il locale. Un provvedimento "che è stato impugnato – ricorda Stefano Barbianti (foto), avvocato dei proprietari del locale – E i giudici del Consiglio di Stato ci hanno dato ragione annullando il provvedimento del Comune". Ora l’ultima sentenza, che "scrive la parola ’fine’ sulla vicenda – sottolinea Barbiani – Il Consiglio di Stato ha ha dichiarato l’illegittimità del diniego del condono edilizio e ha obbligato il Comune al riesame della domanda di sanatoria, per il ristorante Rimini Key, in senso favorevole". Termina così la lunga battaglia. Il locale "non deve demolire nulla, né lasciare le aree contestate dal Comune". Ma "è sconcertante – conclude Barbiani – constatare che si sono spese inutilmente risorse pubbliche, per azioni del tutto infondate dal punto di vista giuridico".