REDAZIONE RIMINI

Concessioni balneari, proroga solo fino al 2023

I giudici: "Dal 2024 concessioni all’asta". L’ira dei bagnini riminesi: "Così si bloccano tutti gli investimenti legati al lungomare"

Mauro Vanni, presidente degli operatori balneari della Confartigianato di Rimini

Era la sentenza spartiacque nella annosa e intricata battaglia legale sulle concessioni balneari. E peggio di così, ai bagnini, non poteva andare. Ieri i giudici del Consiglio di Stato hanno definitivamente affossato la legge del 2018 che prorogava le concessioni fino alla fine del 2033. Pronunciandosi su un contenzioso a Lecce, che aveva visto l’operatore balneare battere al Tar il Comune che non gli aveva concesso il rinnovo fino al 2033, il Consiglio di Stato ha giudicato "illegittima" la legge e stabilito che le concessioni in essere sono valide solo fino alla fine del 2023. "Dal giorno successivo – spiegano i giudici – non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà aperto alle regole della libera concorrenza". Quindi dal primo gennaio 2024 "tutte le concessioni demaniali dovranno considerarsi prive di effetto" e andranno assegnate attraverso bandi. Gli attuali concessioniari potranno partecipare alle gare, ma ora tocca al governo definire le modalità, i criteri e i tempi dei bandi pubblici. Quei bandi che, sottolineano i giudici, non sono più rinviabili. La legge di proroga fino alla fine del 2033 è considerata "abnorme". Manca "un’organica disciplina nazionale delle concessioni", e questo "genera una situazione di grave contrarietà con le norme europee a tutela della concorrenza". Solo pochi giorni fa il governo Draghi prometteva una ricognizione di tutte le concessioni (e dei relativi canoni pagati) entro sei mesi. La sentenza di ieri costringe ora l’esecutivo a non perdere più un solo giorno, per arrivare in tempi rapidi a una riforma.

Il verdetto pesa come un macigno a Rimini, dove si lavora per il nuovo piano spiaggia e il coinvolgimento degli operatori per il nuovo lungomare. "Una mazzata. Peggio di così non ci poteva andare – dice Mauro Vanni, il presidente dei balneari di Confartigianato – La sentenza in pratica rende nulla la legge di proroga fino al 2033, chiama in causa anche i canoni demaniali applicati finora., In buona sostanza smonta tutte le nostre ragioni". Per Vanni "è un colpo pesantissimo inferto a Rimini, dove si sta ragionando col Comune degli investimenti da fare in spiaggia, da portare avanti col nuovo lungomare". "Siamo sorpresi e amareggiati – ammette Fabrizio Pagliarani, il presidente del consorzio Marina riminese – E’ una doccia fredda, che ci fa ripiombare nel caos più totale". "Adesso – concludono Vanni e Pagliarani – solo la politica può rimediare, con una riforma vera che tenga conto del lavoro degli attuali concessionari".

ma.spa.