REDAZIONE RIMINI

I dubbi dei figli di Pierina: "Il corpo fu spostato. L’assassino non era solo"

Gli avvocati della famiglia della vittima ipotizzano uno scenario inedito "Qualcuno ha rimesso gli oggetti caduti a terra dentro la borsetta. Il cadavere aveva i capelli pettinati all’indietro, ma lei portava la frangia".

I dubbi dei figli di Pierina: "Il corpo fu spostato. L’assassino non era solo"

Pierina Paganelli con i figli Giacomo (primo a sinistra), Chiara e Giuliano

di Francesco Zuppiroli

RIMINI

C’è un altro lato oscuro nel delitto di Pierina Paganelli – la 78enne uccisa a Rimini nel seminterrato di casa sua – che potrebbe non essere stato ancora svelato. Un mistero nel mistero del giallo-matrioska su cui ora pende il sospetto del complice. Di una seconda persona che potrebbe aver agito assieme all’esecutore materiale: a colui il quale la procura di Rimini sinora ha sempre e solo individuato nel vicino Louis Dassilva, in carcere da luglio. Ma il pensiero che il delitto di Pierina possa essere stato commesso da più persone ha attraversato ora gli stessi figli della 78enne. Dopo 14 mesi di indagini, sono proprio gli avvocati Marco e Monica Lunedei, che rappresentano i figli Giuliano, Giacomo e Chiara Saponi, a scoprire il velo dell’ipotesi per cui "considerando lo spazio buio e angusto in cui si è consumato il delitto, pare improbabile che la ricomposizione della scena sia stata operata in poco tempo dalla medesima persona che avrebbe colpito e ucciso a coltellate Pierina".

Un pensiero chiaro e tagliente, condiviso dai legali dei figli della 78enne uccisa, una volta usciti dal palazzo di giustizia di Rimini, dove nei giorni scorsi è stato allungato il termine per la relazione sui test genetici sugli indumenti di Pierina al 30 dicembre. Secondo i legali, sarebbero diversi i coni d’ombra che lascerebbero presupporre una ricostruzione dell’omicidio in due fasi. "I tempi del delitto suggeriscono che Pierina sia stata prima uccisa e poi ’ricomposta’ – espone l’avvocato Monica Lunedei –. La prima fase è stata l’aggressione. La seconda quella riguardante lo spostamento del cadavere, l’inscenata violenza sessuale (con il taglio dell’intimo con un coltello pulito che non ha lasciato tracce di sangue, ndr) e la ricomposizione della borsa e della scena del crimine".

A insospettire i figli della 78enne è il fatto che "dalle indagini è emerso che la loro madre aveva con sé chiusi in borsa diversi effetti personali – ricostruiscono i Lunedei –. Tra cui un tablet, il portafoglio, uno smartphone, fazzoletti, un’agenda e qualche caramella". Materiale che nel corso dell’aggressione omicida sarebbe però caduto a terra, come lascerebbero presumere alcune tracce di sangue trovate sui reperti in questione. "Ma allora perché tutto il contenuto riversatosi nel seminterrato a seguito delle coltellate, è stato poi ritrovato all’interno della borsa?", riflette interlocutoria l’avvocato Monica Lunedei. "Riteniamo improbabile che una sola persona al buio sia riuscita in così poco tempo a rimettere tutto all’interno tanto minuziosamente, fino all’ultima caramella". E poi i capelli di Pierina. Come pettinati all’indietro, al contrario della voluminosa frangia che la donna portava come acconciatura.

"Anche questo elemento dice di una interazione prolungata col cadavere da parte dell’assassino o, più probabilmente, di una seconda persona che abbia partecipato al delitto. Ad ogni modo – aggiunge l’avvocato Monica Lunedei –, i figli di Pierina nell’osservare le foto del ritrovamento del corpo della madre, hanno sostenuto che fosse impossibile non riconoscere la signora da parte di chi la conoscesse già bene prima. Ecco perché abbiamo delle idee anche relativamente al minutaggio di ritrovamento di questo corpo la mattina del 4 ottobre". Il riferimento è al fatto che a trovare per prima il cadavere di Pierina fu la nuora e moglie di Giuliano, Manuela Bianchi. La donna non riconobbe immediatamente la parente, con 11 minuti di ’vuoto’ che sarebbero intercorsi tra il ritrovamento e la chiamata ai soccorsi.

La presenza o meno di un complice nell’esecuzione dell’omicidio, per cui al momento l’unico indagato è Dassilva, potrà essere una pista meglio percorribile se "gli ulteriori esami sul Dna escluderanno la paternità dei soccorritori intervenuti – conclude la legale della famiglia di Pierina –. Allora la speranza è che a lasciare traccia di sé possa essere stata una terza persona, un possibile complice di chi secondo le accuse avrebbe ucciso la donna".