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Cronaca

Riapre il Green Bar, ma l’incasso va allo Stato

Il curatore ha affidato la gestione dello storico locale a un imprenditore di Misano

La Finanza al Green Bar

Riccione, 7 agosto 2014 - Il Green Bar riapre oggi i battenti. Dopo quasi un mese di chiusura forzata per il sequestro fatto dalla Guardia di finanza, il locale torna a vivere. Il delegato dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità, Marco Tognacci, ha nominato un amministratore della società, un imprenditore del settore di Misano che verrà regolarmente stipendiato, mentre gli incassi andranno dritti allo Stato.

La ‘bomba’ in viale Ceccarini era scoppiata la mattina dell’11 luglio scorso, quando la Finanza era sbarcata in forze nel ‘salotto’ della Perla. Decine di persone avevano assistite allibite mentre le Fiamme Gialle mettevano i sigilli allo storico locale. Un sequestro-confisca, scattato per l’«abitudine» del titolare ad evadere le tasse. Salvatore Castaldo, appunto, già condanno a due anni per la tentata estorsione a un avvocato. Due elementi che avevano consentito agli investigatori di applicare la nuova legge antimafia che ora permette non solo di sequestrare i beni alla criminalità organizzata, ma anche a chi ha una sproporzione eccessiva tra i redditi dichiarati e il patrimonio, oltre a precedenti con la legge.

Per gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Luca Bertuzzi, questo era proprio il caso di Castaldo, la cui evasione fiscale si era tradotta per loro in ‘pericolosità sociale’. I finanzieri non si erano fermati al Green Bar, ma avevano sequestrato anche l’appartamento di Castaldo, il garage e l’auto, per un totale di 5 milioni di euro. A cui si era aggiunto un altro ‘gruzzolo’ che i militari avevano rinvenuto nel pomeriggio dentro una cassaforte. All’indagine, il Nucleo di polizia tributaria ci aveva lavorato per mesi. I finanzieri avevano incrociato dati, entrate, uscite e dichiarazione dei redditi. Alla fine dei controlli certosini, gli inquirenti avevano concluso che Castaldo si era comprato il Green Bar con i soldi che non aveva dichiarato al fisco.

Nel 2002, avevano certificato, l’acquisto delle quote societarie della società Gebar srl che gestiva il locale, gli era costato 944mila euro. Un bella cifra, a fronte però di un reddito familiare dichiarato che non arrivava a 60mila euro. Castaldo, che aveva già sfruttato due ‘condoni tombali’, veniva considerato un evasore fiscale recidivo, ma anche in quest’occasione aveva giustificato così le spese in questione. Una scappatoia però a cui ha messo il veto la Cassazione tre mesi fa, quando a sezioni unite ha sancito che l’evasione non può giustificare la sproporzione tra il reddito dichiarato e il patrimonio. Castaldo era diventato quindi un inquilino di casa sua, il cui affitto deve ora pagare allo Stato, dal momento che tutti i beni sigillati sono appunto gestiti dall’Agenzia. Ma se il Green Bar riparte, la ‘partita’ tra Castaldo e la giustizia resta ancora aperta. Il suo difensore, l’avvocato Giuliano Renzi, ha già depositato in Appello il ricorso contro l’ordinanza di sequestro-confisca. La Corte bolognese avrebbe dovuto decidere entro 30 giorni, ma con la sospesione per le ferie, quasi certamente la risposta non arriverà prima dell’autunno.