Questa volta l’oceano del Web non ha confuso abbastanza le acque per far sfuggire alla giustizia un leone da tastiera che nel novembre del 2020 celandosi dietro la maschera digitale di un profilo falso, aveva offeso su Facebook una coppia di vigilesse riminesi ’postate’ in azione. Nello specifico, quella volta l’odiatore del web non si era limitato a criticare pesantemente l’operato della polzia locale di Rimini, ma era andato giù pesante con un duro attacco a sfondo sessuale nei confronti delle agenti donna.
L’episodio quella volta non era proprio andato giù al comandante della polizia locale riminese, Andrea Rossi, che vedendo l’insulto sessista si era adoperato per sporgere querela conto ignoti e difendere così l’onore e l’operato delle colleghe spesso oggetto di questo genere di offese. Un input di indagine che ha col tempo permesso alla Procura di individuare il volto di chi si celava dietro a quell’account ’fake’ per offendere senza pudore e con la presunzione di rimanere impunito.
Brutta sorpresa però per il responsabile, che tempo fa si è visto destinatario di un decreto penale di condanna, con multa di mille euro, inflittogli dal Tribunale di Rimini all’esito del procedimento avviato per diffamazione a mezzo social.
"Certe parole e commenti, certi atteggiamenti sono inaccettabili – stigmatizza l’accaduto l’amministrazione comunale – e vanno sempre puniti. Non è più accettabile far finta di niente, o peggio sorridere, davanti a certe parole che mal nascondono ignoranza, mancanza di rispetto, scarsa cultura di genere e profonda maleducazione. Un caso nel quale si è tentata una delegittimazione delle agenti – commenta ancora il Comune - sotto il loro profilo professionale, diffamando con loro l’intero Corpo. Bene ha fatto il Comandante Rossi a non far cadere nel vuoto l’ennesimo insignificante insulto che si consuma sul web". Ricordando il caso da lui sottoposto all’attenzione dell’autorità giudiziaria, Andrea Rossi spiega: "Ho ritenuto necessario procedere a una querela contro ignoti – dice Rossi – per difendere l’onore delle colleghe che troppo spesso sono colpite da questo genere di offese, sempre ingiustificabili e ancora più vili, quando si consumano sui social network, e per lo più usando profili falsi per nascondere la propria identità".
Francesco Zuppiroli