Gli insegnanti incrociano le braccia: "Salari bassi e troppi precari"

Prof in sciopero e stamattina alle 10 il presidio dei docenti davanti alla sede della Prefettura

Gli insegnanti incrociano le braccia: "Salari bassi e troppi precari"

Una manifestazione della Flc-Cgil

Oggi cattedre vuote in classe. Già dalla giornata di ieri le stime sull’adesione allo sciopero indetto dai sindacati per il personale docente e quello Ata erano molto alte. Sempre stamattina è previsto dalle 10 un presidio davanti alla prefettura voluto dalla federazione dei lavoratori della conoscenza, Flc, della Cgil. Alla base della protesta ci sono i problemi che la scuola si trascina da tempo, anzi da anni, acuiti dall’ultima manovra finanziaria del governo per nulla piaciuta ai sindacati di settore. I temi al centro della protesta sono salari e stabilizzazione del personale. Solo nella provincia di Rimini i professori precari sono oltre duemila. Ed è così da anni. Per di più i cambiamenti introdotti dalle ultime graduatorie concorsuali finanziate con i fondi del Pnrr e le nuove procedure introdotte hanno, in estate, creato corti circuiti con docenti in cattedra da tanti anni rimasti esclusi in favore di giovani senza esperienza. "Al centro delle rivendicazioni c’è la richiesta di risorse sufficienti a garantire una retribuzione in linea con il costo della vita. L’attuale stanziamento in legge di bilancio copre solo il 5,78% dell’inflazione.

La Flc Cgil stima siano necessari circa 6 miliardi di euro per affrontare anche l’urgenza della stabilizzazione dei lavoratori precari, circa il 25% del personale scolastico. Poi è arrivata la manovra finanziaria del governo. "Occorre un intervento in materia di organici docenti e Ata in direzione opposta ai tagli, ancora una volta inferti al sistema di istruzione: -5.660 docenti e -2.174 Ata". Per Simonetta Ascarelli, "la riduzione del numero degli alunni per classe e il sostegno alla qualificazione del personale sono gli unici strumenti atti a garantire il successo formativo degli alunni e per un contrasto vero alla dispersione scolastica. Nel tempo la scuola è diventata più complessa e richiede maggiori sforzi, mentre le risorse umane previste sono quelle di quarant’anni fa ed anzi il governo le vuole tagliare".

Andrea Oliva