Rimini, 20 novembre2017 - Nemmeno l’ambasciata italiana a Tripoli è riuscita a venire a capo dell’arresto di Giulio Lolli. L’ex presidente della Rimini Yacht da anni latitante in Libia, è stato prelevato da casa alla fine di ottobre dagli uomini della Rada Force, potentissima milizia speciale che dipende direttamente da un ministro altrettanto potente.
Il funzionario dell’ambasciata manda a dire che ha incontrato il vice procuratore generale, il quale però si è limitato a confermare l’arresto di Lolli su richiesta delle autorità libiche attraverso le forze speciali, «pur non specificando i capi d’accusa». Unica informazione è che l’italiano è detenuto nel carcere di Mitiga, vicino l’aeroporto di Tripoli.
«Nonostante la difficoltà di ottenere, in un contesto istituzionale fluido e complicato come quello libico, informazioni in tempi relativamente brevi – scrivono – l’ambasciata d’Italia ha immediatamente chiesto alle autorità libiche di formalizzare al più presto i capi d’accusa, nonchè di effettuare una visita consolare, al fine di accertarsi delle condizioni fisiche e detentive del connazionale e per assicurare ogni necessaria assistenza». L’ambasciata chiude informando che la visita non è ancora stata autorizzata, ma che continuerà a fare pressioni sul governo libico.
Da quando è stato arrestato dunque, nessuno ha più visto Giulio Lolli. Nemmeno la giovane moglie Sawsan, che ha fallito ogni tentativo di mettersi in contatto con il marito e dice "sto morendo di paura". Anche se le accuse nei confronti di Lolli non sono ancora state formalizzate, si pensa che il suo arresto sia legato alla sua attività di capitano nella milizia di guardacoste, per il contrasto ai clandestini. Milizia che sembra caduta in disgrazia e il cui capo, dicono a Tripoli, i miliziani di Rada stanno cercando ovunque, senza però riuscire a trovarlo.