Bagarre sanitaria tra il sindacato Uil-Fpl e l’Ausl Romagna. E il terreno di scontro sono le condizioni e l’organizzazione del lavoro, che "gravano negativamente sul personale dipendente", attacca la Uil, che specificatamente per Rimini pone l’accento sul "velocizzare quanto più possibile le procedure di reclutamento del Personale che si assenta a vario titolo, attivando, ad esempio, in caso di maternità, la sostituzione nel momento in cui viene presentato il certificato del Medico Specialista dello stato di gravidanza e non aspettare la formalità dell’aspettativa". Ma allargando ancor più il campo, la Uil della Romagna lancia una stoccata all’Azienda, sostenendo che: "Sempre più operatori si dimettono decidendo di lasciare un settore come la sanità pubblica per trovare un nuovo impiego e migliori risposte altrove. Un fenomeno che la dice lunga – continua la Uil in una nota – sulla qualità del lavoro in sanità e che incide fortemente su una situazione che già di per sé è stata penalizzata da anni di contrazione della spesa che, al di là della emergenza pandemica, hanno pesato sul reclutamento del personale".
Alla stoccata però, celere è arrivata la replica della direzione dell’Azienda, nella persona del direttore generale Tiziano Carradori, che relativamente alla "emorragia di personale che ha voluto rappresentare l’organizzazione sindacale" oppone "un dato, quello delle dimissioni del personale, ma correlato a quello dei nuovi ingressi". "Certo – attacca il direttore Carradori – è fuorviante e banale correlare le dimissioni del personale così semplicemente al disagio del personale sanitario stesso. La dimensione aziendale e le conseguenti esigenze di reclutamento rendono necessario procedere continuativamente con le procedure selettive, a differenza di Aziende di dimensioni più ridotte".
Nella propria replica al vulnus evidenziato dalla Uil, il direttore si affida poi "ai numeri, che non parlano di grande fuga. Rispetto al 2019 il personale è aumentato del 7,8% (+1.119), certamente per effetto del potenziamento Covid, solo in parte riassorbito dalle sostitutzioni e dal turnover con un parallelo e significativo spostamento verso i tempi indeterminati, cresciuti di 1.935 unità". Sull’ipotetica "grande fuga", l’Ausl spiega che dal primo gnenaio 2022 ad oggi, in 20 mesi ci sono stati in Azienda 544 recessi per motivazioni diverse dalla quiescenza e dalla inidoneità al servizio, di cui 225 medici su 2.368 (9,5%) e 319 appartenenti alle professioni sanitarie su un totale di 9.180 (3,5%): "Si tratta in media di 16 unità al mese su 9.390 presenze medie delle professioni sanitarie. Si tratta dello 0,17% – puntualizza Carradori –. Più preoccupante è la situazione per la dirigenza medica, la cui carenza e fuga è ormai quotidianamente segnalata e la cui risoluzione richiede provvedimenti normativi a livello di sistema".