
Frode con auto di lusso vendute sul Titano
Ben 1.500 auto di lusso, nuove e usate, messe in vendita sul mercato italiano, ma nascoste all’Agenzia delle Entrate. Tutto questo tramite un intreccio tra società italiane, sammarinesi, tedesche e ceche per la commercializzazione di auto di un certo valore. I finanzieri del comando provinciale di Varese hanno arrestato due persone (ai domiciliari) ed eseguito su delega della Procura della Repubblica europea presso la sede di Milano, un provvedimento di sequestro preventivo di circa 7 milioni e 600mila euro. È la conclusione dell’operazione ‘Easy car’. La Guardia di Finanza ha scoperto un giro di fatture per operazioni inesistenti stimato in circa 20milioni di euro. Il Gip del tribunale di Varese ha emesso provvedimenti nei confronti di 17 persone fisiche e 7 giuridiche. Le indagini hanno avuto origine con la metologia del ‘dimenticatoio’ nei confronti dei soggetti economici che non presentano la dichiarazione Iva, dei redditi o di entrambe per una o più anni, oppure non effettuano i relativi versamenti e che, per cadere nell’oblio fiscale, trasferiscono la propria sede nascondendosi altrove. Dagli accertamenti è emerso l’intreccio tra società diverse. L’obiettivo era di ottenere illecitamente crediti d’imposta Iva e contestualmente indebiti risparmi di imposta attraverso meccanismi tali da garantirsi l’omesso versamento dell’Iva in fase di acquisto mediante false attestazioni. Nello specifico è stato accertato che centinaia di veicoli sono stati oggetto prima di fittizia cessione in altri paesi europei (in particolare, appunto, San Marino, Repubblica Ceca e Germania), dove non risultano essere mai stati immatricolati, per poi fare immediatamente rientro in Italia, dove all’atto della re-immatricolazione (a cura sempre della medesima agenzia di pratiche alla quale si rivolgevano concessionari da tutta Italia) alla Motorizzazione di Napoli, risultavano, tramite una artificiosa procedura telematica di targhe provvisorie, essere vetture ancora nazionali. Praticamente, si ‘forzava’ la banca dati della Motorizzazione Civile con l’inserimento di una targa fittizia cosi da far apparire il veicolo già immatricolato in Italia. Così da renderlo ‘invisibile’ alla Agenzia delle Entrate e, dunque, non veniva emesso il previsto modello F24 per il pagamento dell’Iva dovuta per una nuova immatricolazione di veicolo proveniente dall’estero.