ALBERTO BIONDI
Cronaca

Folla e sorrisi, la Romagna s’è desta. Rinascita sulle strade dell’alluvione

Tappa Firenze-Rimini, febbre da ciclismo: in seimila al Barbotto. Oggi l’omaggio a Pantani e l’arrivo a Bologna

Folla e sorrisi, la Romagna s’è desta. Rinascita sulle strade dell’alluvione

Folla e sorrisi, la Romagna s’è desta. Rinascita sulle strade dell’alluvione

e Manuel Spadazzi

La storia l’ha scritta Romain Bardet. È stato lui – che corre il suo ultimo Tour de France – il primo a tagliare il traguardo ieri sul lungomare di Rimini di questa storica tappa inaugurale della Grande Boucle, partita dal cuore di Firenze Ha vinto Bardet, che oggi ripartirà da Cesenatico indossando quella maglia gialla che ha sognato tanti anni. Ma hanno vinto l’Emilia Romagna e tutta l’Italia, che hanno dimostrato in mondovisione – la corsa è trasmessa in tv in quasi 200 paesi – la grandezza e la bellezza di questo Tour "d’Italie". Non ha dubbi il presidente della Regione Stefano Bonaccini: "Ospitare il Tour è una grande festa popolare, com’è giusto che sia per il ciclismo, uno sport così amato e seguito, che va sulle strade e tra la gente. E che in Emilia Romagna ha radici profonde. Ed è bello che gli organizzatori della Grande boucle abbiano deciso di dedicare la seconta tappa di oggi, da Cesenatico a Bologna, a Marco Pantani, campione che ci ha regalato emozioni indimenticabili". Ma la tappa di oggi "ha per noi anche un altro importante significato: i corridori si sfideranno nel cuore di quei territori che appena un anno fa sono stati colpiti da una delle alluvioni più gravi di sempre". Come Bardet, arrivato sul viale del tramonto, risorto ieri con una coraggiosa volata fino a Rimini, così l’Emilia Romagna con il Tour de France dimostra al mondo di essere risorta dall’alluvione.

Storie che si intrecciano in una giornata che passerà alla storia. Una giornata bellissima, partita da Firenze, con la corsa che ha attraversato gli Appennini accolta da un’onda gialla. Centinaia di migliaia di tifosi sulle strade, accampati con trombe, bandiere, striscioni. A chi mai avevo vista prima il Tour dal vivo, sembrava un concerto rock più che una corsa. È questo il miracolo della Grande Boucle, che si è ripetuto tra le ali di una folla coloratissima e spensierata. E con il ricordo di Pantani sempre lì, più vivo che mai.

Uno dei momenti più suggestivi di ieri sul colle del Barbotto, salita diventata famosa grazie alla gran fondo ’Nove colli’, con i suoi 5,5 chilometri di lunghezza, una pendenza media del 6,9 per cento e un dislivello di 372 metri. Oltre 10mila persone hanno ’invaso’ fin dal mattino una delle salite dove lo stesso Pantani spesso si allenava.

Sul Barbotto l’omaggio al Pirata è di quelli spettacolari. Sulle strade tifosi e semplici curiosi in visibilio, pronti a spronare i loro beniamini a non mollare. Un inizio di salita non semplice, complice anche il caldo, che ha fatto subito selezione. In difficoltà anche la Uae, la squadra dello sloveno Tadej Pogacar, grande favorito di questa edizione. Poi altre due salite toste, San Leo e Montemaggio. E anche qui, proprio come sul Barbotto, ad attendere i corridori tanti, tantissimi tifosi. Alcuni arrivati da giorni con camper e roulotte, per assicurarsi il posto migliore per assistere allo spettacolo del Tour. Tra loro molti stranieri: sono soprattutto francesi, tedeschi, austriaci e svizzeri, sloveni, norvegesi, spagnoli, e non mancano perfino americani e canadesi. Una festa tra tra tifo da stadio, striscioni, scenografie e coreografie da sogno. Come la Tour Eiffel umana messa in scena da un gruppo di ginnasti a Novafeltria.

L’arrivo a Rimini sul lungomare è da togliere il fiato: un’enorme onda gialla che accoglie Bardet e il compagno di squadra in fuga con lui: 40mila, forse addirittura 50mila persone in delirio... "Siamo entrati nella storia – dirà alla fine il sindaco di Rimini, Jamil Sadegholvaad". È così. E oggi si scriverà un’altra meravigliosa pagina di questo Tour "d’Italie": 200 chilometri da Cesenatico a Bologna, con la doppia salita sul San Luca. E con le braccia al cielo, come Marco Pantani.