Un tema delicatissimo e controverso: il fine vita. La sua opinione?
"Ci troviamo di fronte a un tema estremamente delicato – attacca la presidente dell’assemblea legislativa regionale Emma Petitti, del Partito democratico – che non merita di essere affrontato con atteggiamenti da tifoseria, perché riguarda questioni etiche fondamentali che hanno a che fare con la vita e la sofferenza delle persone".
La legge è attesa da anni...
"Siamo ormai in tanti a chiedere che si faccia una legge nazionale sul fine vita, perché riguarda la dignità della persona e non c’è più tempo di aspettare. E su questo serve incalzare il governo ogni giorno".
Il suo parere?
"Personalmente sono a favore dell’approvazione di una legge che vada in questa direzione; in Emilia Romagna ci siamo spesi fortemente per questo e stiamo cercando di trovare soluzioni concrete".
La delibera regionale sul fine vita però continua a fare discutere...
"La proposta di iniziativa popolare presentata in Emilia-Romagna dall’associazione Coscioni continuerà il suo percorso in Assemblea legislativa nella commissione competente".
La delibera della giunta regionale in materia è ’chiusa’, oppure suscittibile di integrazioni e modifiche?
"La delibera della giunta sul fine vita è valida, e su quella verranno valutate le eventuali osservazioni, peraltro già emerse nel dibattito dell’aula, per verificare se siano necessarie revisioni o integrazioni".
Usciamo dalla contingenza: in linea di principio qual è l’obiettivo su questo argomento così delicato?
"Il nostro obiettivo resta applicare la sentenza della Corte Costituzionale e garantire un diritto del malato, ignorato a causa dell’assenza di una legge nazionale, e la Regione Emilia Romagna ha dimostrato di essere pronta a fare la propria parte".
La Corte Costituzionale ha richiamato la politica ai propri ’doveri’...
"Sì. Il tema è già stato delineato dalla Corte Costituzionale che richiama tutti, la politica in primis, ad assumersi le proprie responsabilità. Il progetto di legge e la sentenza della Corte Costituzionale viaggiano paralleli ma su binari distinti. Il pronunciamento della Corte non è suscettibile di argomentazioni e obiezioni politiche ma obbliga tutti al suo rispetto e a uniformarsi al dettame, rendendo esigibile un diritto che è già riconosciuto".