Rimini, 3 maggior 2024 – Un sacco Fellini. Carlo Verdone domani arriva a Rimini per ritirare il Premio Cinema e Industria ad honorem (ore 18.30 al Teatro Galli) per la sesta edizione della rassegna ‘La Settima Arte Cinema e Industria’ , manifestazione organizzata da Confindustria Romagna e Università di Bologna – Dipartimento delle Arti, in collaborazione con il Comune di Rimini. Edizione che quest’anno celebra i 70 anni de ’La Strada’ di Federico Fellini. A questo anniversario è dedicata una due giorni di studi che si è aperta ieri con un video messaggio di papa Francesco che ha ricordato le emozioni delle pellicole felliniane, viste al cinema di quartiere a Buenos Aires o a casa di Nonna Rosa. In particolare de La Strada , vincitrice di un Oscar, ha detto: "Mi è rimasta nel cuore. Quel film incomincia con le lacrime e finisce con le lacrime; incomincia alla riva del mare e finisce alla riva del mare. Ma soprattutto mi è rimasta nel cuore la scena del pazzo con la pietrina, che dà il senso della vita a quella ragazza". Tornando alla giornata di domani c’è un connubio, non casuale, che lega Verdone, Rimini e il Maestro del cinema già da lui celebrato nel 2006 con Mario Sesti.
Lei con Federico Fellini aveva un rapporto speciale. Ce lo racconta?
"Era un amico di famiglia. Veniva spesso a casa e a cena da noi. L’amicizia con mio padre nacque quando uscì ’La Dolce Vita ’. All’epoca mio padre scriveva per Il Quotidiano, un giornale cattolico e dopo aver visto il film scrisse una recensione meravigliosa. Si scatenò l’inferno da parte dei cattolici e fu licenziato. Fellini lo venne a sapere e lo volle incontrare. Diventarono molto amici. A legarli anche la passione per la storia del circo. Nel 1991 lo invitai a vedere le prove generali del mio ’Il Barbiere di Siviglia’ al Teatro dell’Opera. Mi scrisse una lettera bellissima".
L’amicizia proseguì?
"Iniziammo a telefonarci ogni mattina alle 7. Sapeva che dormivo poco e mi chiamò per una settimana. Si parlava di come stava cambiando la società. Mi chiedeva delle mode, dei giovani e delle tendenze. Non riusciva a capire Michael Jackson. Poi mise una sua canzone ne ’La voce della luna ’. Fellini è stato il più grande regista italiano e nei primi cinque a livello mondiale".
Domani sarà a Rimini. Quali emozioni sta vivendo?
"Entro nella città del mio idolo e di un grande Maestro. Oltre ad essere stato un grande uomo, era un talentuoso scenografo, psicologo e truccatore. Venire a Rimini per me è importante: nel 1978 feci uno spettacolo in una discotecsa, all’Embassy, dove mi invitò Ballandi. Io ero dubbioso per l’esibizione che portavo, se poteva quello essere il luogo giusto. Lui mi incoraggiò molto e vennero diverse persone a congratularsi. Tornai poi nel 2006 per un pomeriggio molto interessante, dedicato proprio a Fellini".
Torniamo a quella settimana di telefonate. Aggiungiamo però un giorno. Cosa le direbbe il Maestro?
"Penso che chiederebbe quello che mi chiedo spesso anche io: Ma come hai fatto a resistere più di 40 anni nel mondo dello spettacolo. .. Quando ho iniziato pensavo di avere un tempo molto più limitato. Poi ho trovato la mia strada e ho capito che non dovevo fare sempre lo stesso film, avevo diverse frecce nel mio arco. Dalle pellicole con vari personaggi a quelle a personaggio unico come ’Borotalco ’, una cartolina degli anni Ottanta. O più complessi come ’Compagni di scuola ’ (domani alle 31 alla Cineteca di Rimini in via Gambalunga). Poi ci sono gli anni importanti da ’Maledetto il giorno in cui t’ho incontrato ’ (domenica alle 21 alla Cineteca). Per arrivare a scegliere dei temi adattandoli alla mia maschera"
È arrivato anche alle piattaforme...
"Sì, un’esperienza molto bella quella con ’Vita da Carlo ’ dove c’è molto di me. A metà novembre uscirà la nuova stagione e la quarta sarà l’ultima".
Poi?
"Tornerò al cinema. Con lui sono nato e lì voglio terminare la carriera. Sono stato fortunato, mi sono formato con grandi maestri della commedia e non solo, seguendo le evoluzio ni tecnologiche".